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Rif. DV04558
Documento 01/04/1997 NOTA
Fonte CNI
Tipo Documento NOTA
Numero
Data 01/04/1997
Riferimento Protocollo CNI n. 3132 del 09/04/1997
Note
Allegati
Titolo CONSIGLI PROVINCIALI - COMPETENZE - RISPOSTA A INTERVENTO DELLA FITA
Testo
N O T A


Il Presidente del Comitato nazionale di coordinamento territoriale della FITA (Federazione dei servizi professionali e del Terziario Avanzato) è tornato alla carica con il suo cavallo di battaglia preferito e cioè la critica più radicale al vigente sistema delle professioni regolamentate, tendente ad eliminare gli Ordini professionali, forse per portare i liberi professionisti nella sua Federazione, affiliata alla Confindustria.

Il Presidente del Comitato FITA non sa, oppure non vuole sapere (e questa seconda ipotesi appare la più conforme alla realtà ove si consideri che egli stesso ha ricoperto e ricopre tuttora cariche in un Ordine professionale degli Ingegneri), che il significato dell'iscrizione ad un Ordine non può confondersi con quello di appartenenza ad associazioni di rappresentanza sindacale di parte padronale quali sono quelle che aderiscono alla FITA e conseguentemente alla Confindustria, con una ulteriore confusione fra soggetti diversi quali sono da un lato le imprese e dall'altro i professionisti.

Evidentemente la FITA ritiene che nel nome delle regole di mercato e della concorrenza oramai tutto sia passibile di legittimazione, anche esercitare una professione senza alcun titolo.

Dovrebbe, invece, essergli noto che l'esistenza degli Ordini professionali è garanzia per la fede pubblica e costituisce l'unico controllo veramente efficace, oggi esistente, per evitare il dilagare dell'abusivismo in tutti i settori in cui operano, con grande competenza ed efficienza, i liberi professionisti.

Più che opportuna, anzi necessaria, appare quindi la iniziativa del Ministero di Grazia e Giustizia intesa a favorire un momento di confronto e raccordo per la riforma del quadro ordinamentale delle professioni liberali ai fini del suo necessario aggiornamento.

A tale proposito, inoltre, va ribadito, in contrasto con quanto sostenuto dalla FITA, che la competenza del Ministero di Grazia e Giustizia nella materia non è un residuato storico costituente un difetto da eliminare in favore di Ministeri economici.

Tale competenza, infatti, si fonda su esigenze e valori sempre vivi ed attuali, corrispondenti perfettamente alle funzioni degli Ordini, che non sono puramente economicistiche, ma trovano la loro ragione in una cultura professionale basata su tradizionali principi di meritocrazia, responsabilità personale, piacere di intraprendere, rispetto di codici etici e capacità di anteporre i doveri ai pur giusti diritti.

La giurisdizione speciale affidata dalla legge ai Consigli Nazionali in tema di ricorsi contro le sanzioni disciplinari inflitte dagli Ordini, contro la cancellazione dagli Albi ed in tema di reclami sulla regolarità delle procedure per la elezione dei Consigli provinciali qualifica gli stessi Consigli come enti pubblici non economici ed impone l'esigenza della vigilanza e controllo da parte del Ministero più qualificato alla bisogna.

A parte ciò, gli Ordini svolgono altre pubbliche funzioni organizzando corsi di formazione e qualificazione degli ingegneri particolarmente per quanto riguarda la sicurezza; assistendo gli iscritti sotto molteplici profili; vidimando le tariffe e quant'altro, imprimendo così alla loro attività il carattere pubblico che ora si vorrebbe mettere in discussione.

Le tesi della FITA, se accolte, essendo basate sulla esclusiva considerazione del profitto connaturata al sistema delle imprese, condurrebbe ad una mercificazione delle libere professioni intellettuali, mortificandone i valori e trasformando sempre più il cittadino in un semplice consumatore inserito in una società ispirata al più piatto materialismo.

Di contro, le professioni intellettuali, oltre ad esigere una lunga formazione universitaria coronata da un severo esame di Stato, devono essere connotate da un Albo garante dei requisiti fissati dalla legge, da rigide norme deontologiche e da una magistratura professionale particolarmente attenta al rispetto di tali norme.

Altre sono le esigenze delle imprese, in un sistema economico complesso, rispetto a quelle dei liberi professionisti, sicchè non se ne può fare un amalgama indifferenziato, dove nessuno sa più chi è e cosa faccia.

Su tali basi, il CNI è pronto a dare, come già sta facendo, la più ampia collaborazione al Ministero di Grazia e Giustizia nell'opera avviata per la riforma degli ordinamenti delle professioni intellettuali.


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