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Rif. DV08708
Documento 02/04/2004 VERBALE ASSEMBLEA DEI PRESIDENTI
Fonte CNI
Tipo Documento VERBALE ASSEMBLEA DEI PRESIDENTI
Numero
Data 02/04/2004
Riferimento
Note
Allegati
Titolo VERBALE ASSEMBLEA DEI PRESIDENTI - GENOVA 2 APRILE 2004
Testo VERBALE DELL’ASSEMBLEA DEI PRESIDENTI

Genova 2 aprile 2004

Il 2 aprile 2004 si sono riuniti a Genova, Capitale della Cultura 2004, presso la sala convegni dell’Agenzia delle Entrate, alle ore 15,30 i rappresentanti degli Ordini provinciali e delle Federazioni regionali degli Ingegneri italiani per discutere il seguente ordine del giorno:

1) La professione di Ingegnere ed il Federalismo

2) Varie ed eventuali.

L’assemblea accoglie la proposta del Presidente Polese di affidare doverosamente la presidenza di turno della riunione all’ing. Sebastiano Frixa di Genova, città ospitante, e la segreteria come consuetudine all’ing. Adriano Faciocchi di Cremona.

L’ing. FRIXA dà un caloroso benvenuto agli intervenuti a Genova, città ancora a molti purtroppo sconosciuta, nonostante i suoi tesori d’arte. Illustra il programma della giornata e dell’indomani presso la Facoltà di Ingegneria. La sua organizzazione ha reso possibile l’ingresso gratuito ai musei in concomitanza con l’appuntamento; purtroppo non si è potuto concretizzare il programma culturale per gli accompagnatori, a causa della pressoché nulla adesione, ed anche la logistica di questa riunione ha dovuto scontrarsi con la indisponibilità di altre sedi più storiche e prestigiose.

Il presidente del CNI ing. SERGIO POLESE lo ringrazia a nome di tutti per l’impegno profuso. Introduce quindi brevemente le altre problematiche, prima di lasciare la parola al vicepresidente ing. ROMEO LA PIETRA, che affronterà il tema principale della riunione.

Sono molti gli argomenti in discussione, ma è tutto pressoché fermo per due motivi:

- incombono le elezioni;

- finché il Decreto La Loggia non concluderà il suo iter parlamentare (probabilmente entro giugno) le altre riforme rimarranno bloccate.

E’ ferma la riforma degli Ordini: l’orientamento è quello di calare gli emendamenti della Commissione Vietti, che noi condividiamo, nel testo Cavallaro-Federici in discussione al Senato.

Sono ferme le modifiche al DPR 328/01, dove si registra anche il convincimento del Governo ad intervenire. Circa il Regolamento citato dal DPR le cose stanno così: si deve garantire la rappresentanza ai laureati triennali, nel rispetto del quorum minimo, si devono costituire le commissioni di disciplina secondo le sezioni dell’Albo, ecc. Per tanti motivi il Regolamento non è stato completato ed i tempi tecnici ora non lo consentono più. L’orientamento è quello di emanare un decreto legge, da convertire poi nei successivi 60 gg. in legge, per aggiungere alcune cose al testo del decreto. Tutte le professioni (anche i diplomati) desiderano rientrare nell’ambito delle modifiche.

Il CNI ha sollecitato un incontro con gli uffici legali del Ministero di Grazia & Giustizia. Si profila uno slittamento nelle elezioni di rinnovo dei Consigli provinciali, per evitare di votare a luglio.

Domani si parlerà della direttiva europea curata dall’on. Stefano Zappalà, alla presenza di numerosi rappresentanti accademici internazionali.

Anche la nuova tariffa è in elaborazione, ma non si profilano novità imminenti.

Domenica 9 maggio a Napoli, nel contesto della Fiera d’Oltremare, tutti i CUP e le Casse manifesteranno in vista delle prossime elezioni europee. In quella occasione verrà presentato il Manifesto delle Professioni Intellettuali. Si ipotizza una raccolta di firme da pubblicare sulle pagine dei giornali prima della scadenza. Tutti gli ingegneri sono invitati a partecipare.

E’ noto il nostro impegno sul fronte del federalismo. In Senato si lavora per modificare il testo della Costituzione. Serviranno 4 passaggi ed i tempi non saranno certo brevi. Intanto il decreto La Loggia prosegue il suo iter e gli ingegneri sono la componente professionale trainante.

Il testo del decreto è già comparso sui giornali: vi sono aspetti positivi prevalenti su quelli negativi. Le professioni ad esempio sono competenza dello Stato, anche se giocano un ruolo concorrente le Regioni. E’ per questo che sono state recentemente convocate a Roma le Federazioni regionali degli Ingegneri, in quanto nuovo strumento di rappresentanza della "cellula base" dell’Ordine provinciale. Nei prossimi giorni tutte le professioni avranno un appuntamento congiunto per limare alcuni aspetti, ad esempio quello che equipara le professioni alle imprese: sarebbe condivisibile se inteso all’europea, ma preoccupante se inteso all’italiana.

Dopo questa introduzione, prende la parola l’ing. ROMEO LA PIETRA, non senza aver anch’egli doverosamente ringraziato l’ing. Frixa, specie per la toponomastica.

Per entrare nel vivo del tema La professione di Ingegnere ed il Federalismo, ripercorre i vari passaggi.

Il federalismo è stato introdotto dalla Legge 3/2001, dopo il referendum, la cui portata era passata in sordina: in sostanza la gente non si era accorta della rivoluzione latente, tanto meno i professionisti.

L’art. 117 della Costituzione modificato è quello che più ci interessa. Vi si leggono 3 livelli di materie:

- quelle di esclusiva competenza dello Stato;

- quelle soggette a legislazione concorrente (ove compete alle Regioni la potestà legislativa, nel rispetto dei principi generali fissati dallo Stato);

- quelle di esclusiva competenza delle Regioni, residuali non citate negli ambiti precedenti.

Nel secondo comparto 20 argomenti sono elencati, alcuni importanti per gli ingegneri, come ad esempio:

- la ricerca scientifica e tecnologica;

- il sostegno alle attività produttive;

- la protezione civile;

- il governo del territorio (urbanistica);

- i porti e gli aeroporti;

- le grandi reti di trasporto e di navigazione;

- l’ordinamento della comunicazione;

- la produzione ed il trasporto e la distribuzione dell’energia.

A Palermo il Ministro La Loggia citò un esempio emblematico. Da quando è in vigore la riforma federalista, è come se davanti ad un professionista non si aprisse più un solo corridoio, ma almeno venti nuovi, spesso non ultimati e pericolosi. E’ chiaro che tutti dobbiamo prestare la massima attenzione a questa novità.

Non appena è stata avviata la riforma ci si è accorti dell’aumento esponenziale dei problemi, apertisi con il conflitto delle competenze, mancando una legge quadro. La Corte Costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi continuamente, con spreco di risorse.

Al 5 giugno 2003 risale la Legge La Loggia, che dava un anno di tempo al Governo delegato ad emanare decreti in materia di legislazione concorrente, individuando nella legislazione attuale i vari principi.

Nell’ambito delle professioni urgeva una sollecitazione: da qui la manifestazione di Palermo del 29.02.2004. Il decreto è apparso in questi giorni ed avrà un suo iter.

Si impongono alcune riflessioni.

Perché le professioni sono entrate nella legislazione concorrente? Nessuno lo aveva mai chiesto. E’ inquietante.

Comunque, piaccia o no, oggi le Regioni italiane possono legiferare. Il rischio è che, prese dall’entusiasmo, prendano pericolose fughe in avanti, riconoscendo ad esempio nuove figure professionali oppure entrando negli aspetti tariffari.

Non si devono tuttavia vedere le novità in chiave negativa. Le Regioni possono sviluppare un ruolo importante, purché si operi in un contesto di chiarezza.

E’ scontato che per le Regioni le professioni sono un soggetto economico e sociale produttivo; non dovranno viceversa occuparsi di formazione, di tirocini, di esami di stato, di tariffe à Potrebbero invece avviare iniziative di sostegno per i giovani, anche in forma associata, elaborare incentivi, tenere rapporti diretti con gli organi di autogoverno, ossia con gli Ordini.

Gli Ordini possono incidere sulla normativa. Vogliamo che le professioni appartengano allo Stato, ma dobbiamo prendere atto della mutata realtà, che può rivelarsi positiva.

Il decreto La Loggia definisce i principi generali in termini di ricognizione della legislazione presente. Deve essere ulteriormente chiarito. Per esempio non si fa distinzione tra professioni:

1. intellettuali: - regolamentate ex art. 33 Costituzione

- non regolamentate

2. non intellettuali.

Le prime dovrebbero appartenere allo Stato, le seconde alle Regioni.

Nel testo vi è un altro passaggio delicato all’art. 4, laddove si parla di concorrenza e di mercato: sarebbe stato meglio ometterlo o comunque chiarirlo.

I nostro obietti possono essere così delineati:

A) di fondo, a lungo termine;

B) a breve termine.

A) Le professioni intellettuali devono appartenere allo Stato (è il senso del Convegno di Palermo, condensato nell’appello che ne è scaturito, rivolto al Presidente del Consiglio). Ciò significa una nuova riforma della Costituzione, che richiede più passaggi in Parlamento, della durata di 2 o 3 anni, salvo referendum ulteriori. C’è tempo quindi per creare una sensibilizzazione nell’opinione pubblica, per evitare confusioni: se le professioni devono avere un respiro europeo, diventano incongruenti le riserve regionali.

Pochi giorni fa il Parlamento ha approvato un nuovo federalismo. Il nuovo art. 118 afferma che lo Stato disciplina il coordinamento tra Stato e Regioni nei beni culturali e nell’Ordinamento delle professioni: non è molto, ma bisogna insistere.

B) Bisogna attenuare gli effetti negativi della legislazione concorrente, intervenendo presso i ministeri o nella Conferenza Stato/Regioni, per indurre a muoversi su linee coordinate ed uniformi.

Anche nel nostro interno dobbiamo riorganizzarci per affrontare la nuova realtà.

Se l’Assemblea dei Presidenti si è sempre rivolta al livello nazionale centrale, oggi l’azione va portata avanti soprattutto a livello regionale. Devono nascere strutture regionali ? Le federazioni, perché è presso le Regioni che si farà la nuova politica. Ecco spiegato l’intuibile motivo dell’incontro presso il CNI di tutte le consulte.

Gli Ordini provinciali sono sempre la motrice di base. Occorre elaborare un nuovo Statuto per le Federazioni. In un ambito di vera devolution anche il CNI demanderà alle federazioni l’attività a livello territoriale, assumendo un compito di semplice coordinamento.

Un altro importante riferimento è il CUP, che a livello regionale ha la competenza generale di coordinamento, mentre permangono a carico dei singoli Ordini e Federazioni le materie specifiche delle rispettive professioni.

In buona sostanza dobbiamo capire il cambiamento: sarebbe vano opporsi alle Regioni. Piuttosto si deve garantire un impegno costante per cambiare ed apportare le modifiche ove necessario. Non possiamo demandare ad altri ciò che ci compete! Dobbiamo guadagnarci le posizioni sul campo, assumendo le opportune iniziative nella Conferenza Stato/Regioni, partecipando alla manifestazione di Napoli.

Al termine del ricco intervento di La Pietra, l’ing. Polese approfitta per sottolineare alcuni cambiamenti che si sono registrati nel frattempo in due Ordini: Verona e Roma, di cui presenta all’assemblea il nuovo presidente: l’ing. Beomonte.

Il dibattito è aperto dal Presidente di Torino ing. GIANASSO, che pone la questione rilevante dei CUP regionali. Essi saranno l’interlocutore privilegiato di riferimento. Auspica che tutte le Federazioni professionali siano rappresentate almeno con 1 esponente. Se ne deve discutere.

L’ing. La Pietra precisa gli aspetti relativi della sua relazione, ma condivide la preoccupazione di Gianasso.

L’ing. Polese sollecita la costituzione della rete dei CUP e richiama la bozza di Statuto elaborata dal comitato dei saggi, e che prevede due ipotesi per il livello regionale:

- un coordinamento di CUP provinciali;

- una rappresentanza di tutte le Federazioni professionali.

Il 19 giugno a Roma ci sarà una riunione di tutti i CUP che dovranno decidere in questo senso. L’invito sin d’ora è a partecipare.

Il presidente di Cremona ing. FACIOCCHI espone il nascente modello regionale del CUP Lombardia, che ha vissuto al suo interno la dialettica citata, giungendo, in vista della imminente ratifica notarile, ad un compromesso, che tiene necessariamente conto della diversa struttura rappresentativa delle professioni. Ad esempio 6 professioni dispongono solo di un Ordine regionale: i giornalisti, gli psicologi, i geologi, le assistenti sociali, gli spedizionieri doganali, i biologi (addirittura nazionale). Ogni CUP provinciale, che dovrebbe assicurare il massimo della democratica espressione collegiale, sarà presente nel consiglio con due rappresentanti, le Federazioni citate con uno. Con questo equilibrio si ritiene di dare voce alla struttura della base, legittimando comunque le varie professioni.

L’ing. DE FELICE di Napoli chiede se appartengono allo Stato tutte le professioni o solo quelle intellettuali.

Replica l’ing. La Pietra confermando che alle Regioni competono sicuramente quelle non intellettuali.

Il Consigliere CNI ing. ALBERTO DUSMAN esprime vivo interesse per la relazione di La Pietra. Non si scoprono tuttavia oggi i compiti delle Regioni. Anche le Federazioni o Consulte si erano già costituite, con la Sicilia in primis. Molte sono inoltre le competenze già di fatto demandate alle Regioni, e si registra un panorama di diversi rapporti con le professioni. L’Emilia Romagna ad esempio ha finanziato i professionisti à Davvero vogliamo ritornare allo Stato? Il Governo dimostra di voler assegnare sempre più poteri alle Regioni, che non sempre li attuano. Si può creare confusione.

Il presidente di Vicenza ing. CAVESTRO, in qualità di esponente, ritorna sull’argomento CUP. Da tempo si parla di coordinamento e quello del Nord-Italia ne è un esempio. Tuttavia le Federazioni non sono riconosciute ancora istituzioni come gli Ordini. Nel Veneto ogni provincia ha un suo CUP e si sta già lavorando con la regione, che ha costituito un assessorato specifico alle professioni. Si avverte il problema della rappresentanza, ivi compresa la attuale dicotomia che non riconosce alle consulte un ruolo ufficiale. Si è ovviato prevedendo che nella struttura di coordinamento, qualora una professione non fosse rappresentata a livello di presidenza di CUP provinciale, lo divenga a livello di Federazione propria aggregata. Conclude sostenendo che l’importante è fare politica e farla bene.

Il Consigliere CNI ing. GIANCARLO GIAMBELLI riprende l’aspetto della modifica alla Costituzione. La proposta Vietti dovrebbe venire recuperata nel testo in discussione al Senato, con la speranza di arrivare in porto velocemente. Il testo della Commissione Vietti era stato approvato all’unanimità da tutte le professioni. L’avvocato Leozappa (membro esperto della suddetta commissione) aveva garantito la sua legittimità costituzionale, ma evidentemente vi sono stati dei ripensamenti. Propone di interpellare il sottosegretario Vietti per verificare i passi del testo legittimi, che ci vanno bene e che possiamo difendere.

Il presidente BERTI della Federazione Toscana interviene dopo essere stato citato più volte. La struttura che rappresenta è nata nel 1975, con delega di tutti gli Ordini della Toscana a trattare i vari problemi dell’ingegneria. E’ costituita da due rappresentanti provinciali: il presidente + 1 delegato. A livello di CUP tutte le professioni sono presenti mediante 2 rappresentanti designati da ogni Federazione, solo per chi è organizzato a livello regionale. La cosa funziona.

L’ing. La Pietra ribadisce il concetto che il problema delle Federazioni non è stato posto con la dovuta attenzione. Le Regioni adesso lo suscitano. E’ quanto mai opportuno che sia disponibile uno statuto il più condiviso possibile. Il CNI ha raccolto i vari statuti presenti, riscontrando sia linee comuni che differenze sostanziali.

Ritorna sull’argomento l’ing. GIANASSO affermando che il modello della Toscana è valido. Esiste un delicato aspetto di rappresentatività. Perché si sostiene che non è istituzionale una Federazione? Forse che qualcuno ha legittimato i CUP? Contesta il punto di vista dell’ing. Cavestro, perché anche le Federazioni tengono alto il livello del dibattito, e forse "gestiscono meno potere".

Interviene l’ing. MECCA della neonata Federazione della Basilicata. "Troppa carne al fuoco rischia di non risultare ben cotta". Il punto centrale è istituzionalizzare le Federazioni. Le professioni non possono essere disciplinate a livello regionale, per evitare frammentazioni. Nella "vacatio legis" ognuno fa quello che vuole. E’ importante disporre almeno a giugno del nuovo statuto delle Federazioni. Propone di rinviare a dopo il problema dei CUP.

Precisa l’ing. La Pietra che non siamo noi ad istituzionalizzare le Federazioni, ma possiamo tenerci pronti.

Il Presidente di Varese ing. SPERONI puntualizza che a livello legale esistono solo gli Ordini provinciali ed il Consiglio Nazionale. Le altre aggregazioni sono volontarie. Sono gli Ordini a delegare le Federazioni a rappresentarli. Plaudendo al modello della Toscana, invita a studiare corrette forme di delega. La Regione Lombardia ha elaborato una legge impossibile, che convoca tutte le professioni in una specie di parlamento di 2000 persone ingestibile; sta inoltre riconoscendo le professioni non regolamentate e qui non possiamo solo opporci. Occorre fare di più: chiarire cosa devono fare e procedere in termini operativi. Si dichiara molto scettico sui tempi del legislatore.

Si inserisce nel dibattito il Presidente di Genova ing. FRIXA per affermare che la Liguria ha riconosciuto "de facto" anche se non "de iure" le Federazioni.

Riprende l’ing. LO NERO della Federazione Piemonte e Valle d’Aosta concordando sull’aspetto che non può essere il CNI ad istituire le Federazioni, ma può senz’altro proseguire il lavoro iniziato di raccolta degli statuti, stabilendone magari i compiti. Non molto tempo fa si era parlato di codice di autoregolamentazione della categoria: il concetto potrebbe valere anche per le Federazioni. La posizione della Toscana è quella più condivisa in Piemonte, anche se c’è dibattito. La riunione del 22 marzo presso il CNI è stata proficua: esorta a continuare.

Anche il Presidente di Lodi ing. RONSIVALLE concorda che il CNI acceleri il lavoro di raccolta dei dati e proponga uno statuto tipo da approvare ad una prossima Assemblea dei Presidenti. Porta come esempio il SINCERT, che ha accolto al suo interno la Consulta della Lombardia, proprio in virtù delle deleghe che essa aveva ottenuto dai singoli Ordini provinciali. Paventa il rischio di un corto circuito sulla rappresentanza nei CUP regionali. Prima si risolva il problema delle Federazioni, poi quello dei CUP.

Secondo il Presidente di Pisa ing. MACCHI l’assemblea odierna rammenta il film "Il deserto dei tartari", ispirato all’omonimo romanzo di Buzzati (n.d.r.). Nella fortezza in pieno deserto, il comandante e la truppa attendono un’invasione che non ci sarà mai à il tempo non passa à non succede mai nullaà Non dobbiamo montarci la testa con la deregulation. Noi professionisti siamo così: ci volete in Regione? Possiamo stare tranquilli di una cosa: se siamo in difficoltà noi, dall’altra parte stanno peggio. Ordini ed Associazioni sono diversi e devono seguire strade diverse. Gli Ordini ad esempio non si limitano a difendere i propri iscritti, come fanno le altre, anzi talvolta li sottopongono a provvedimenti disciplinari.

Il Presidente di Latina ing. FERRACCI si dichiara fuori dal coro. Si è iniziato col dire che le professioni devono restare sotto lo Stato, per poi ufficializzare le Federazioni. Nello statuto si dovranno precisare molto bene gli ambiti di interlocuzione con le Regioni. Sarà obbligatorio un coordinamento tra la Federazioni.

L’ing. BONFA’ della Federazione del Veneto riferisce la propria esperienza. Nella stesura della legge regionale sui LL.PP. e del relativo regolamento è stato determinante il contributo della Federazione. Sono in atto convenzioni per organizzare corsi di formazione, specie in ambito sismico. Concorda sull’elaborazione di uno statuto tipo unico, riconoscendo al CNI il compito del coordinamento. Per quanto concerne i CUP, occorre tener conto delle realtà consolidate che già esistono, e cercare un giusto compromesso. La sua Federazione ha avuto un recente rapporto con il Ministero dei LL.PP., che ha lamentato una certa mancanza di sensibilità da parte degli ingegneri, più preoccupati di stringere rapporti privilegiati con la Protezione Civile ed a questo riguardo ha proposto di sospendere i corsi sulla sismica.

Interviene l’ing. Polese per precisare che la nostra categoria non ha mai fatto ostruzione verso il Ministero LL.PP., mentre conferma il consolidamento del rapporto con la protezione civile. Recentemente è stato costituito un gruppo misto di lavoro tra i ministeri per la revisione del Testo Unico, al cui programma di audizione previsto aspettiamo di essere convocati.

Per rispettare i tempi dell’assise, l’ing. La Pietra tira le conclusioni dell’ampio dibattito. La pluralità di idee va vista come una ricchezza. Si riscontra condivisione sia sugli obiettivi di fondo che a breve termine.

Appare imperativo organizzare la categoria a livello regionale. Avere delle Federazioni forti significa avere delle espressioni unitarie e forti dei singoli Ordini.

Viene accolta l’ipotesi di elaborare uno statuto per principi da parte del CNI, da sottoporre all’Assemblea dei Presidenti per l’approvazione, che inviterà le varie Federazioni a seguirne gli orientamenti. Si dovrà operare in termini di autoregolamentazione.

In quale campo la Federazione sarà legittimata ad operare? In quello concorrente.

Anche l’aspetto CUP è stato giustamente oggetto di numerosi interventi. La linea più condivisa appare quella in cui l’organismo regionale sia costituito dalle Federazioni. Invita comunque a partecipare alla manifestazione indetta a Napoli per disciplinare l’argomento.

Anche sul decreto La Loggia si riscontrano pareri positivi: si deve quindi sfrondarlo dalle ambiguità, a cominciare dall’equiparazione professione = impresa.

Deve continuare il lavoro di sensibilizzazione della categoria nelle varie sedi.

Verso le 18,45 con puntualità l’ing. Frixa congeda i delegati invitandoli ad un cocktail presso la vicina sede dell’ospitale Ordine di Genova.

Genova, 2 aprile 2004
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