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L’ingegnere innovatore nell’economia della conoscenza
49. CONGRESSO
DOCUMENTO DI BASE DEL CNI
Premessa
Gli ingegneri sono un soggetto economico.
L’ingegnere da sempre ed ancor più nella società industriale ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo tecnologico, autentico motore dell’economia moderna.
Oggi indiscutibilmente si sta completando il passaggio da un’economia incentrata sulla produzione di manufatti ad un’economia basata invece sulla produzione del sapere e della conoscenza.
Ormai nessuna regione od area al mondo è egemone perché possiede fabbriche manifatturiere- dalla Silicon Valley di Palo Alto alla Route 128 di Boston - e non a caso se il mondo oggi si suole suddividere in tre parti distinguendo tra paesi del primo mondo, del secondo mondo e del terzo mondo, nel primo gruppo troviamo i paesi produttori di software cioè di conoscenza e solo nel secondo gruppo troviamo quelli che producono hardware ovvero manufatti.
Nella società post industriale in cui ormai siamo definitivamente entrati la conoscenza scientifica diventa principio assiale della produzione ed il lavoro che la caratterizza non è più quello di ispirazione tayloristica caratterizzato da mansioni ristrette, gerarchia, aderenza a regole predeterminate ma è quello professionale nel quale la base cognitiva ancorata alle scienze comporta l’autonomia del lavoratore, la responsabilità sugli atti lavorativi ed un’etica che regola il rapporto con i clienti, con i colleghi con la società.
Si assiste quindi al fenomeno della professionalizzazione del lavoro.
Se uno stato quindi vuole entrare o rimanere nel gruppo dei paesi più ricchi deve puntare dunque non più sulla produzione manifatturiera che viene lasciata sempre più ad aree dove la manodopera è più conveniente, ma deve puntare massimamente sulla produzione di conoscenza.
Non a caso ed in quest’ottica che il Consiglio dei Ministri UE nel marzo del 2000 a Lisbona ha stabilito quale obiettivo strategico quello di far diventare l’Unione la più grande economia del mondo fondata sulla conoscenza.
Se questa è la sfida dell’Europa e quindi prima ancora la sfida dell’Italia, gli ingegneri devono prepararsi a questa sfida che li vede necessariamente attori di primo piano.
In questo contesto, si pone la tematica principale del Congresso che è non solo quella di comprendere come evolverà il ruolo dell’ingegnere in un’ economia della conoscenza ma anche e soprattutto quella di individuare quali iniziative, quali strategie intraprendere perché l’ingegnere possa evolvere accompagnando la trasformazione economica e sociale in atto con un ruolo sempre più elevato.
La categoria si è a lungo soffermata sul suo ruolo di componente sociale o meglio di forza sociale ed in questo senso i suoi compiti sociali prima di tutto nei settori della sicurezza , dell’ambiente, del territorio, del paesaggio devono essere oggi con forza ribaditi.
Ma la riflessione che qui occorre fare è che in un passaggio di evoluzione di eccezionale portata quale quello in atto che vede gli ingegneri assumere un ruolo decisamente considerevole anche in termini numerici, in cui i lavoratori intellettuali ed in primo luogo quelli dell’area tecnico scientifica diventano la più importante forza lavoro, ebbene in questo cotesto gli ingegneri costituiscono essi stessi un soggetto economico.
La Categoria deve prendere quindi coscienza di costituire una componente economica che al pari di altre e tradizionali categorie economiche e sociali interviene nel processo economico.
Si tratta di una nuova dimensione che non consente più di guardare con distacco ai fattori economici demandando ad altri il controllo e l’iniziativa sugli stessi.
Si tratta in altre parole di passare da soggetto passivo di un’economia decisa da altri a soggetto attivo che in virtù della propria dimensione numerica e del proprio bagaglio di conoscenze interviene cercando di indirizzare il processo economico.
La situazione attuale
Anzitutto occorre premettere che gli ingegneri iscritti all’albo oggi sono oltre 170.000 mentre attendibili stime indicano il numero degli ingegneri che lavorano in Italia in circa 310.000.
Un bacino di riferimento, di cui l’ordine deve necessariamente farsi interprete, particolarmente ampio destinato inevitabilmente a crescere considerato che in una società avanzata i rapporti fra il numero degli i ingegneri e la popolazione sono molto più elevati.
Dalle indagini del Centro Studi emergono segnali di preoccupazione a riguardo del livello di occupazione che segna il passo e negli ultimi anni assistiamo ad un trend negativo nella domanda di competenze.
Normalmente in Italia i laureati in ingegneria rispetto ad altri settori hanno sempre avuto una posizione di privilegio nel mercato del lavoro con tempi di attesa tra il conseguimento della laurea ed il primo impiego di tre-sei mesi. Purtroppo questa situazione positiva sta incominciando ad incrinarsi .
I dati più recenti che riguardano il 2003 evidenziano una sensibile contrazione che conferma un trend negativo degli ultimi anni.
Nel 2003 infatti si registrano 11.540 assunzioni destinate ai laureati in ingegneria espresse dalle imprese italiane, il 20% in meno di quanto registrato nel 2002 (14.434) e addirittura il 38% in meno di quanto registrato nel 2001 (18.740).
Questa drastica diminuzione delle assunzioni di ingegneri, al di là dei fattori congiunturali quali il perdurare della crisi del comparto dell’ ICTe dell’industria automobilistica , testimonia come già evidenziato da autorevoli commentatori del perdurante deficit d’innovazione che caratterizza il sistema produttivo italiano.
E’ di tutta evidenza infatti che è soprattutto agli ingegneri che in tutte le economie più sviluppate è affidato il compito di elaborare e produrre innovazione di prodotto e di sistema.
In questo contesto di contrazione della domanda che riguarda un po’ tutte le specializzazioni( elettronica, informatica, meccanica). A registrare un incremento nelle assunzioni sono state invece le aree dell’ingegneria gestionale e soprattutto quelle dell’area civile-ambientale che grazie alla ripresa dei piani di investimento per i grandi interventi infrastrutturali, registra un incremento delle adduzioni del 47,6%
A prescindere dal comparto produttivo, il principale sbocco occupazionale per i laureati delle Facoltà di ingegneria resta la grande impresa ( circa il 53% delle assunzioni di ingegneri è destinato a strutture produttive con più di 250 dipendenti).
Ciò conferma indirettamente l’opinione di chi individua nelle piccole e medie imprese l’anello debole del nostro sistema economico in termini di capacità di elaborare innovazione.
Solo il 30% delle assunzioni di ingegneri è destinato alle imprese con meno di 50 dipendenti le quali rappresentano oltre il 99% delle imprese italiane.
Un altro segnale di preoccupazione proviene dal mercato dei servizi di ingegneria che evidenzia una sensibile riduzione di reddito degli ingegneri.
I dati disponibili riferiti al 2002 sul mercato dei servizi di ingegneria relativamente al settore delle costruzioni evidenzia una sensibile riduzione del reddito degli ingegneri ma il discorso vale anche per gli architetti che condividono con gli ingegneri un ruolo primario nel settore.
Dopo anni di crescita infatti nel 2002 infatti per gli ingegneri il reddito medio professionale registra un brusco calo (-13,7%) passando dai 41.000 euro del 2001 ai 35.500 euro del 2002. In calo anche i redditi degli architetti ( da 26,300 a 24.100 contrazione 8,4%).
Viceversa un dato positivo e che impone delle riflessioni è che cresce invece il fatturato delle strutture societarie d’ingegneria.
Le società appartenenti all’OICE infatti raggiungono nel 2002 un ammontare di 5.241 milioni di euro con un incremento del 12,2% rispetto all’anno precedente.
Sono questi dati assai significativi che confermano l’evoluzione in atto verso le strutture societarie e come queste riescano in realtà ad inserirsi più vantaggiosamente nel mercato della struttura professionale individuale.
In questo senso vanno anche i dati ISTAT che stanno rilevando negli ultimi anni una crescita rapida delle strutture societarie nel settore dell’ingegneria che hanno raggiunto ormai il numero di 12.000.
L’analisi dei dati del mercato delle assunzioni da un lato e del mercato dei servizi riferiti entrambi al settore dell’ingegneria portano a conclusioni che richiedono conseguenti iniziative da parte della Categoria in un quadro di generale strategia economica.
L’ingegnere e l’innovazione
Il titolo ha voluto evidenziare la stretta relazione tra l’ingegnere l’innovazione e l’economia.
I concetti sono strettamente correlati l’ingegnere infatti in tutte le economie avanzate ha il compito di introdurre innovazione di prodotto e di sistema.
L’innovazione è oggi uno dei presupposti fondamentali dello sviluppo e rappresenta la principale leva su cui puntare per favorire lo sviluppo dei sistemi economici e più specificatamente per accrescere la competitività internazionale dei territori nel loro insieme.
Ma ciò di cui occorre essere oggi convinti è che gli attori coinvolti nelle dinamiche innovative , nei processi di apprendimento, nella generazione di conoscenza non riguarda più le sole imprese ma tutti i soggetti,primi fra tutti gli ingegneri,che all’interno di un’ area devono interagire in modo sistemico.
L’innovazione è considerata sempre più spesso come il fattore che determina se un’impresa , un settore produttivo, un’area, una nazione sono capaci di mantenere o migliorare la loro posizione concorrenziale all’interno di un’economia ormai globale.
In altre parole ciò coincide con la capacità dei sistemi locali di migliorare in modo durevole i loro risultati al fine di preservare o di aumentare i livelli occupazionali ed il benessere sociale.
Le misure politiche concernenti l’innovazione devono avere pertanto un impatto immediato e significativo sui vari sistemi occupazionali.
Occorre a tal fine dar corso ad una strategia globale sull’innovazione dando vita ad un processo di stretto coordinamento fra istituzioni, università, centri di ricerca, imprenditori , professionisti , sistema finanziario e società civile indispensabile allineare gli sforzi, ridurre le barriere, accelerare i tempi e moltiplicare le risorse e gli investimenti.
Occorre concentrarsi sul concetto di efficienza collettiva promovendo nuove metodologie di incontro tra la domanda delle PMI e l’offerta di conoscenze prodotte nelle università e nei centri di ricerca.
In altre parole va migliorata e favorita la trasformazione del sapere scientifico in sapere economico.
Ed è in questo spazio che si pongono gli ingegneri, autentico ingranaggio di trasmissione fra sapere e saper fare.
LA PROPOSTA
Il quadro sopra delineato fa emergere il ruolo essenziale dell’ ingegnere nell’economia di una società che si pone come obiettivo quello di produrre conoscenza e nello stesso tempo fa emergere fattori di preoccupazione per il mercato delle assunzioni e per quello della libera professione.
Tutto questo impone alla Categoria, quale soggetto economico, approfondite riflessioni con assunzione di conseguenti posizioni , proposte ed iniziative.
Il perdurante deficit di innovazione che caratterizza il sistema produttivo italiano ed in particolare l’individuazione nelle PMI dell’anello debole del nostro sistema economico comporta, come si è visto, una contrazione delle assunzioni degli ingegneri.
Ma l’obiettivo che ci si pone non è solo quello di migliorare il trend delle assunzioni ma anche quello di assicurare all’ ingegnere un ruolo che possa anche andare oltre quello di produrre innovazione per arrivare anche a quello di gestire il processo innovativo con un elevazione funzioni, da tecnico a manager, tenuto conto anche che il processo di professionalizzazione del lavoro richiede sempre più un bagaglio cognitivo elevato di saperi tecnici per i livelli manageriali ed imprenditoriali.
Conseguentemente s’impone una duplice presa di posizione con da un lato l’elaborazione di proposte e la richiesta a Governo e Parlamento per una più incisiva politica sull’innovazione che preveda in particolare la valorizzare del ruolo dell’ingegnere quale anello tra il sapere scientifico ed il sapere economico.
D’altro canto nella prospettiva di un’elevazione di ruolo occorre ribadire la richiesta di una formazione accademica di alto livello, quanto più possibile ampia estendendosi anche alle materie umanistiche e dell’area sociologica, giuridica, ambientale, economica statistica, filosofica, etica ed estetica.
Parimenti va preso atto che non tutti gli ingegneri assurgeranno a livelli manageriali o affronteranno situazioni professionali in cui si richiedono competenze specialistiche e quindi va preso atto della necessità di un primo livello di ingegnere con una formazione universitaria professionalizzante e quindi più contenuta sotto il profilo teorico.
La riflessione cui la Categoria è oggi chiamata su questo punto è quella di esprimere, dopo alcuni anni dalle riforma universitaria e dell’ordinamento e dopo i recenti orientamenti del governo, la propria posizione ovvero in che relazione devono stare i due livelli di ingegnere ( percorso tutto in serie, ad Y , ecc.).
In stretta relazione con i due percorsi formativi sono anche le tematiche riferite all’introduzione di un adeguato periodo di tirocinio e/o di esperienza pratica attendibile, la cui previsione a complemento della formazione accademica prima della completa abilitazione professionale è ormai improcrastinabile.
Non si può peraltro parlare di formazione accademica, di tirocinio, di esperienza pratica attendibile e dimenticare la formazione continua la cui essenzialità è di tutta evidenza in una economia che si alimenta essa stessa di innovazione.
Su questo argomento che possiede una valenza strategica nell’evoluzione del ruolo dell’ordine da ente istituzionale/burocratico ad organismo funzionale di orientamento e controllo dell’ingegnere, sarà opportuno quantomeno assumere una posizione di principio per giungere in tempi brevi alla definizione di un paradigma operativo,quantomeno in un’ottica di autoregolamentazione in attesa di un compiuto recepimento nella legge di riforma.
Perseverare in un atteggiamento attendista su questo punto rischia di produrre ritardi che possono incidere significativamente sulla competitività e sulla credibilità degli ingegneri italiani.
Le considerazioni di carattere economico non si esauriscono con le considerazioni sul lavoro dipendente e sull’innovazione ma devono riguardare necessariamente anche il mercato dei servizi nel settore dell’ingegneria e qui le considerazioni di sintesi esposte in precedenza evidenziano da un lato una diminuzione dei redditi degli ingegneri liberi professionisti e dall’altro il notevole aumento del fatturato delle società d’ingegneria. Questi fattori per una comprensione del quadro della situazione nel settore delle costruzioni vanno correlati unitamente all’aumento delle assunzioni di ingegneri nel settore dell’area civile ambientale( unica eccezione nelle assunzioni) ed ancora vanno correlati con la forte crescita delle strutture societarie nel settore dell’ingegneria.
La conclusione verso cui si è portati è inevitabilmente quella che il mercato sta privilegiando o meglio sta selezionando le strutture societarie a danno delle strutture individuali.
S’impone anche in questo caso una riflessione per prendere atto che il modello evolutivo della professione d’ingegnere è senza dubbio quello societario e che vi è un forte trend di crescita in questo senso. Soprattutto occorrerà soffermarsi sulla considerazione che se queste sono le strutture destinate a detenere il mercato dei servizi d’ingegneria è necessario ed indispensabile che queste entrino nell’orbita dell’Ordine e con ciò trovino nell’Ordine stesso l’ organismo naturale di riferimento e di controllo. In altre parole le società di tutti i tipi comprese quelle d’ingegneria devono essere soggette alle stesse regole in particolare deontologiche cui sono soggetti i professionisti individuali, ma parimenti tutte le strutture professionali devono anche trovare risposta alle loro esigenze di servizi da parte dell’Ordine e quindi diventare utenti dei servizi dell’Ordine. In tal modo l’Ordine potrà ergersi ad effettiva rappresentanza dell’Ingegneria ed autorevole riferimento del mercato.
L’obiettivo dell’economia fondata sulla produzione di conoscenza, come è già stato detto in precedenza, è un obiettivo strategico per l’Europa al quale concorreranno tutti gli Stati membri e quindi tutti gli ingegneri della UE: ciò apre ad un altro campo di approfondimento che riguarda la concorrenza con la necessità di dare risposte alle richieste di liberalizzazione del settore avviato dalla Commissione UE e conseguente revisione della regolamentazione esistente in termini di verifica ed eventuale conferma della proporzionalità della regolamentazione stessa alla tutela degli interessi generali.
Pur nella convinzione che l’attuale sistema di regolamentazione per quanto riguarda gli ingegneri non presenta sostanziali ostacoli alla concorrenza, occorre peraltro prendere in considerazione l’ipotesi che il processo avviato che inevitabilmente porterà ad una riduzione degli attuali livelli di regolamentazione dovrà subentrare un rafforzamento dell’ etica professionale che regola i rapporti con i colleghi, con i clienti e con la società.
La dimensione europea della professione richiede peraltro una attiva partecipazione al processo di integrazione professionale e quindi una assidua e costante presenza presso i livelli decisionali europei ed una sempre più attiva partecipazione alle principali organizzazioni dell’ingegneria europea con una chiara e ben definita strategia.
La dimensione europea non deve peraltro far trascurare un’altra importante evoluzione cui stiamo assistendo in senso opposto in Italia e che riguarda il federalismo.
Con la modifica costituzionale molte materie di interesse per la professione sono passate alla legislazione concorrente stato regioni creando ambiti di nebulosità legislativa che faticheranno ad essere rimossi ed è ben nota la ferma e decisa posizione assunta dalla Categoria a riguardo della materia professioni, ma ciò non vuol dire che la stessa posizione debba essere assunta per tutte le altre materie. Un uso ragionato ed attento delle riserve regionali su talune materie potrà senz’altro essere utile a favorire la produzione di conoscenza e pertanto si tratterà di valutare le varie tematiche caso per caso seguendo con attenzione l’avviato percorso dei decreti La Loggia.
Infine la Categoria non potrà che proseguire nella sua riflessione avviata in precedenti assise congressuali ed anche nell’ultima Conferenza Nazionale sull’evoluzione in atto nella composizione della base degli iscritti prendendo atto ad esempio che nel 2002 i laureati (quinquennali) in ingegneria sono stati complessivamente 19,114 e di questi ben 7.685 (il 40,2%) afferiscono a corsi di laurea del settore dell’informazione che forse oggi non trovano nell’attuale organizzazione dell’Ordine adeguata risposta,
Così come occorre prendere atto che oggi gli iscritti all’albo sono 170.000 ma gli ingegneri che lavorano in Italia sono 310.000.
In un ottica di incrementare il ruolo di soggetto economico e sociale della Categoria occorre una politica di allargamento della base tentando di individuare, servizi, attività che possano dare risposta alle esigenze anche di chi oggi non è motivato a far parte dell’Ordine.
PRIMI ELEMENTI PER UNA PROPOSTA DI MOZIONE
I rappresentanti degli Ordini degli Ingegneri d’Italia riuniti a Bergamo in occasione del 49. Congresso Nazionale della Categoria per dibattere sul tema
"L’ingegnere innovatore nell’economia della conoscenza"
- preso atto che si prospetta una fase economica fondata essenzialmente sulla produzione di conoscenza e di saperi;
- preso atto che il Consiglio dei Ministri dell’UE ha posto quale obiettivo strategico per l’Unione Europea quello di diventare entro il 2010 la più grande economia fondata sulla conoscenza del mondo;
- considerato che in un’economia fondata sulla conoscenza la forza lavoro più importante sarà costituita da lavoratori intellettuali e fra questi un ruolo centrale sarà destinato agli ingegneri, autentico ingranaggio di trasmissione tra il sapere ed il saper fare;
- considerato la non trascurabile incidenza sul PIL nazionale dei servizi riferiti all’ingegneria nonché la rilevante crescita anche in termini numerici della Categoria con la prospettiva di mantenere tale tendenza ad aumentare come avviene nelle società avanzate;
- considerato che in una società della conoscenza il ruolo dell’ingegnere debba essere non solo quello di produrre innovazione tecnologica ma anche quello di gestire l’innovazione tecnologica in termini manageriali ed imprenditoriali;
- considerato che in tale prospettiva si rende necessario mantenere elevata e quanto più ampia di base la formazione accademica dell’ingegnere;
- considerato che per garantire la competitività della Categoria è necessario pervenire in tempi brevi alla definizione di un paradigma sulla formazione continua dell’ingegnere;
- considerata la necessità di definire un percorso pratico prima dell’abilitazione professionale che possa avvalersi di periodi di tirocinio e di esperienza pratica attendibile;
- considerato che la richiesta di competenze ingegneristiche negli ultimi anni evidenzia segnali di preoccupazione con una tendenza dell’occupazione in diminuzione e che la causa tale situazione è principalmente imputabile ad un deficit di innovazione nel nostro Paese;
- considerato che le analisi del mercato dei servizi di ingegneria evidenziano una diminuzione del reddito medio degli ingegneri e che viceversa tali analisi mostrano un notevole incremento del fatturato delle società d’ingegneria;
- considerato che le strutture societarie nel settore dell’ingegneria sono in rapida crescita e che secondo dati ISTAT hanno raggiunto il considerevole numero di 12.000 unità;
- considerata la necessità di dare risposta alle richieste della Commissione UE tese ad un’apertura alla concorrenza dei servizi professionali e quindi di riaffermare l’attuale sistema di regolamentazione in quanto rispettoso degli interessi generali;
- preso atto tutto ciò premesso e considerato
DELIBERANO
. * di affermare il ruolo centrale degli Ingegneri anche quale componente economica della nostra società e quindi il proprio diritto - dovere ad intervenire nelle scelte di indirizzo economico del Paese.
* di chiedere a Governo Parlamento una più incisiva politica sull’innovazione in ciò avvalendosi e valorizzando il ruolo dell’ingegnere fondamentale anello di collegamento fra il sapere scientifico ed il sapere economico.
* di chiedere a Governo e Parlamento ed a tutti gli organismi accademici di provvedere in modo che ai futuri ingegneri venga fornita una sempre più elevata formazione universitaria, significativamente ampia di base in particolare nel profilo quinquennale con ricorso anche a materie dell’area umanistica, economica, ambientale, sociologica , filosofica ,etica ed estetica;
* di impegnare la Categoria a definire entro breve una compiuta proposta sulla formazione permanente, aspetto strategico per la competitività;
* di impegnare la Categoria a definire entro breve una compiuta proposta sul tirocinio e sulla esperienza pratica prima dell’abilitazione professionale;
* di riaffermare l’attuale modello di regolamentazione della Categoria rispettoso degli interessi generali;
* di definire una compiuta proposta di disciplina delle strutture societarie nel settore dell’ingegneria in un’ottica di inquadramento delle stesse nel sistema ordinistico;
* di chiedere una riaffermazione dei principi etici in relazione anche evoluzione dei soggetti professionali in dimensione societaria ed all’impatto con la concorrenza;
* di proseguire ed incrementare l’impegno della Categoria in ambito europeo al fine di promuovere e valorizzare " il modello mediterraneo" di ingegnere;
* continuare ad impegnarsi al confronto con Stato e Regioni sul tema della legislazione concorrente prevista dall’art.117 della Costituzione;.
* di avviare ogni iniziativa per ampliare la base degli iscritti all’ordine anche a settori oggi debolmente rappresentati al fine di assicurare all’ordine stesso la più ampia rappresentatività della Categoria.
* di dare mandato al CNI a predisporre ogni attività necessaria per quanto sopra deliberato.
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