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Rif. DV08822
Documento 17/07/2004 VERBALE ASSEMBLEA DEI PRESIDENTI
Fonte CNI
Tipo Documento VERBALE ASSEMBLEA DEI PRESIDENTI
Numero
Data 17/07/2004
Riferimento
Note
Allegati
Titolo VERBALE DELL'ASSEMBLEA DEI PRESIDENTI - ROMA 17 LUGLIO 2004
Testo VERBALE DELL’ASSEMBLEA DEI PRESIDENTI Roma 17 luglio 2004 Il 17 luglio 2004 si sono riuniti a Roma, presso l’Hotel Minerva, alle ore 9,30 i rappresentanti di 67 Ordini provinciali e di 9 Federazioni regionali degli Ingegneri italiani per discutere il seguente ordine del giorno: 1) Introduzione ai lavori 2) 49. Congresso Nazionale a Bergamo 15-17 settembre 2004 sul tema: "L’Ingegnere innovatore nell’economia della conoscenza". Presentazione documento di base e bozza di mozione.
3) Proroga Consigli provinciali e nazionali e Regolamento elettorale.
4) Decreti attuativi legge La Loggia: problematiche e prospettive.
5) Varie ed eventuali.
L’assemblea accoglie la proposta del Presidente POLESE di affidare la presidenza di turno della riunione all’ing. Ivano Cavestro di Vicenza, e la segreteria come consuetudine all’ing. Adriano Faciocchi di Cremona.
L’ing. CAVESTRO dà un caloroso benvenuto ai colleghi. Illustra il programma della giornata e lascia subito la parola al presidente del CNI ing. SERGIO POLESE per una panoramica sugli argomenti da trattare e sullo stato delle cose.
(1) L’ing. POLESE parte dal la bozza di documento di base del CNI predisposto per l’assise nazionale di Bergamo, che sarà oggi in discussione. Il Congresso rimane un appuntamento fondamentale, che deve riacquistare il suo ruolo guida ed al quale non dobbiamo giungere impreparati. Iniziamo a parlarne due mesi prima proprio per raccogliere la maggior parte di contributi e, preferibilmente, per cercare di condensarli in un'unica mozione.
? Circa il rinnovo elettorale degli Ordini dobbiamo prendere posizione e fornire una nostra opinione al riguardo, perché la settimana prossima gli Ingegneri, con le altre 9 categorie coinvolte dalle figure dei laureati triennali, saranno sentite dal MIUR.
? Per quanto concerne il Decreto La Loggia, si profilano novità all’orizzonte, di cui parleremo.
? Il CNI ed il suo Centro Studi stanno lavorando attorno a due progetti tanto importanti, quanto poco noti: - il nuovo Manuale dell’Ingegnere, molto utile non solo per gli aspetti tecnici e deontologici, ma anche per quelli pratico-giuridici; - un possibile statuto delle Federazioni, sotto forma di documento aperto che dovrebbe essere pronto entro luglio e da discutere a settembre.
? Il CNI sta seguendo anche gli Studi di Settore: erano sperimentali sino a poco fa. Oggi sono in aggiornamento ed un nostro consulente li sta seguendo da vicino per migliorarli.
? Il D.Lgs. 195/2003 sulla sicurezza aveva escluso gli Ordini dai compiti istituzionali della formazione. Gli Ingegneri (piuttosto soli per la verità in questa battaglia) si sono opposti ed hanno con convinzione sostenuto il loro ruolo competente e la loro ottima base culturale di partenza. Oggi possiamo registrare un "buon passo": si è avuto un incontro alla Conferenza Stato/Regioni, introdotto dal Ministro La Loggia; il nostro intervento è stato apprezzato; si sta lavorando attorno a corsi diversificati per tipologia di utenti; è indispensabile sensibilizzare le proprie Regioni al riguardo.
? Circa i LL.PP. è in atto uno studio di modifica del DPR 554/99 (Regolamento), che registra notevoli difficoltà a causa del continuo avvicendarsi degli interlocutori. Le nostre posizioni sono solidali con quelle degli Architetti e dell’OICE, specie in merito a: - validazione dei progetti affidabile anche a professionisti e non solo al SINCERT; - appalto integrato: una sentenza del TAR Lazio aveva sostenuto che con un semplice attestato SOA un’impresa può progettare ora non è più così: chiunque opera nel settore deve avere le stesse caratteristiche dei singoli professionisti (iscrizione Albo ecc.).
? La tariffa generale, comune ad Ingegneri e ad Architetti, è quasi conclusa nella ristesura e sarà presto fornita agli Ordini soprattutto per un loro contributo concettuale. In autunno proseguirà il suo iter. La tariffa giudiziaria invece è in fase più avanzata, in quanto coinvolge più professioni. E’ stato definito il "minimo" applicabile.
? L’anno scorso il Corriere della Sera aveva offeso la nostra categoria in un inserto settimanale. Era una questione di immagine sulla quale non si poteva transigere. Sono state intraprese due azioni legali: una dall’Ordine di Ancona ed una dal CNI. La causa per diffamazione è stata promossa ed il Corsera ha riconosciuto il torto, formalizza le sue scuse e cercherà una riabilitazione, a cominciare da una somma che devolverà a nostro nome alla Lega Antitumori.
? Il Decreto La Loggia ha di fatto bloccato le modifiche al DPR 328/2001 ed alla Legge quadro sulla riforma delle professioni.
? E’ pronto il testo di modifica degli Esami di Stato. E’ stato proposto per tutte le professioni il tirocinio di 1 anno. La riforma ordinistica dovrebbe riprendere il suo iter mescolando il testo della Commissione Vietti con quelli già predisposti dal Parlamento. Le Associazioni sono state chiamate a pronunciarsi sul loro ruolo, se debba intendersi + o - importante di quello degli Ordini. Il loro fronte si è spaccato in due (ed è un segnale positivo, secondo Polese) con la nascita di "Assoprofessioni" e "Più".
? In Europa tutto si è fermato con le elezioni del 12-13 giugno. L’ing. Stefano Zappalà è stato rieletto: si vedrà il ruolo che andrà a ricoprire. La nostra direttiva di settore è ferma al 1. passaggio. Nel frattempo stiamo tenendo contatti con i colleghi degli altri Stati membri per mediare e convergere senza distruggere il nostro modello italiano.
? Il commissario Monti sta portando avanti un’iniziativa contro gli Ordini, perché non applicano - a suo dire - il principio della concorrenza, ed ha commissionato una ricerca ad una società viennese. I risultati a cui è pervenuto lo studio sono confutabili. Secondo le regole comunitarie, abbiamo un anno di tempo per adeguarci, dopo di che l’Antitrust potrà intervenire. Gli Ingegneri hanno perciò subito commissionato al Centro Studi un documento di replica e chiesto a Monti un’audizione, la quale, è stata accordata ai primi di settembre. Contestualmente si sono mossi anche la FEANI ed il CUP. Quest’ultimo ha dato mandato a ricercatori di Bologna di stilare un documento a suffragio della tesi che la sussistenza di una tariffa non lede la concorrenza, semmai la pregiudica una sua mancanza. E’ programmato un convegno nazionale a Roma tra ottobre e novembre.
(2) Al Vicepresidente ing. ROMEO LA PIETRA spetta il compito di introdurre e spiegare all’assemblea il tema congressuale: "L’Ingegnere innovatore nell’economia della conoscenza".
E’ già una innovazione discutere per tempo le tematiche congressuali. Questo appuntamento - ribadisce - resta il momento più importante per la nostra categoria. Ecco perché il dibattito deve coinvolgere la base degli Ordini, non solo i Presidenti.
Nel titolo si parla esplicitamente di economia: occorre prendere atto di essere un soggetto "economico". Da tempo l’ingegnere è il motore dello sviluppo e dell’economia, che si sta sempre più spostando dalla produzione di beni materiali alla produzione di saperi e di conoscenza, quella dei knowledge-workers, senza dimenticare il suo ruolo sociale, rivendicato da anni.
Se non si produce lavoro, anche nel settore dell’ingegneria si registra la congiuntura.
Alcuni dati sono necessari per inquadrare il discorso. Gli ingegneri iscritti all’Albo in Italia sono circa 170.000 su una popolazione di circa 310.000 ingegneri occupati.
Analizziamo il mercato del lavoro.
Nel settore dipendente la domanda di ingegneri è calata del 20% rispetto all’anno scorso e di oltre il 40% rispetto a due anni fa: il trend è in picchiata e coinvolge tutti i settori, con l’eccezione del civile/ambientale. Solo le grandi imprese assumono, le piccole e medie non lo fanno più per mancanza di innovazione.
Nel settore autonomo il reddito medio prodotto pro capite dai liberi professionisti è in calo: si è passati dai 41.000 € del 2001 ai 35.000 € del 2002.
Nelle società d’ingegneria infine il fatturato è in vertiginoso aumento e sfiora i 551.000.000 €.
E’ evidente che il mercato sta privilegiando proprio queste ultime. Anche l’ISTAT afferma che il loro numero è in aumento. In Italia oggi sono 12.000 le strutture societarie nel settore dell’ingegneria, 40.000 quelle interprofessionali e 20.000 quelle che operano a tempo parziale.
Sono dati che devono far riflettere.
Il titolo del Congresso lega tre concetti: INGEGNERE INNOVAZIONE ECONOMIA L’innovazione è un campo di impegno tipico per gli ingegneri. Nel documento bozza distribuito in sala (Allegato1) si sono condensate alcune proposte, che gli Ordini singoli avranno il compito di completare. Emerge il ruolo centrale dell’Ingegnere in una società che ha come obiettivo la crescita della conoscenza.
Le piccole/medie imprese sono l’anello debole del sistema: occorre migliorare il mercato delle assunzioni.
Ne scaturisce una duplice presa di posizione: - richiedere al Governo una politica di maggiore e spiccata innovazione; - perseguire una formazione dell’Ingegnere sempre più elevata, più ampia di base, con profilo quinquennale.
La realtà odierna - lo sappiamo tutti benissimo - è quella di avere due tipologie di ingegneri: quello triennale e quello quinquennale. Siamo altrettanto consapevoli che non tutti saranno destinati ad incarichi di grande responsabilità. Tuttavia sul DPR 328/2001 il dibattito è ancora molto aperto. Il tirocinio e l’esperienza pratica vanno definiti a livello europeo: siamo chiamati tuttavia ad esprimerci sul come integrarli nel sistema formativo nazionale.
L’innovazione, che è un processo continuo, si misura in termini di competitività e di credibilità.
Oggi il mercato, come si diceva, privilegia le strutture societarie. E’ un buon motivo per cui debbano essere ricondotte nell’ambito dell’Ordine; viceversa si corre il rischio che l’Ordine non rappresenti più la categoria.
Nei concorsi di progettazione non c’è parità di trattamento tra singolo professionista e società d’ingegneria. Occorre spingere l’Ordine ad erogare servizi affinché le società vi possano trovare un punto di riferimento e di coagulo. Tutti gli ingegneri europei concorreranno all’innalzamento del grado di conoscenza.
Si è già accennato che il commissario Monti ha commissionato una ricerca ad una società viennese sul mondo delle professioni. Il sistema italiano è visto come "troppo forte", specie nei settori dell’ingegneria e dell’architettura. I parametri esaminati sono stati: - l’accesso alla professione; - la tariffa; - la presenza di società; - la pubblicità.
I dati a cui lo studio è pervenuto non sono condivisibili, specie quelli sulla limitazione all’accesso, come si enumerava prima. E’ strategico dare presto una risposta a Monti con dati più realistici. La nostra regolamentazione inoltre non è negativa per gli interessi generali, tuttavia non ci si può esimere dal confronto con l’Europa, operando affinché il modello vincente non sia quello anglosassoneà Come ultima riflessione La Pietra aggiunge che il 40-50% dei laureati in ingegneria degli ultimi anni appartiene al 3. settore. Gli Ordini devono andare incontro a questo segmento in costante espansione (tradizionalmente un po’ estraneo alla vita della categoria).
L’ing. CAVESTRO, sottolineando che il tema cruciale dell’innovazione è una sfida per gli Ordini, apre subito il dibattito.
Rompe il ghiaccio il presidente di Catanzaro ing. SACCA’. Gli Ordini devono trasformarsi in un soggetto politico, interpretando i cambiamenti della società.
Afferma che l’ingegnere dell’informazione è la struttura portante della categoria. Propone di modificare la Legge Merloni con un paradosso: ci si laurea da soli, perché non si può lavorare da soli? Perché non possono partecipare a gare professionisti che palesemente non possono raggiungere i volumi d’affari societari? Dobbiamo apprendere per tutta la vita. Gli Ordini provinciali devono garantire questo aggiornamento continuo.
L’ing. LA PIETRA puntualizza che il documento distribuito è stato presentato proprio per stimolare nuovi contributi.
Il presidente di Ravenna ing. SINTONI condivide in toto quanto detto da La Pietra, ma avanza un dubbio: siamo sicuri di conoscere la categoria che rappresentiamo? Siamo talmente condizionati da una miriade di leggi, che il tempo professionalmente dedicato all’innovazione è davvero esiguo. I giovani migliori emigrano. Lo stato di disagio è palpabile ed auspica di riuscire a parlare più diffusamente dei nostri problemi.
L’ing. CAVESTRO riprende il concetto "politico" di Saccà e la coercizione degli Ordini di Sintoni, prima di passare la parola al Consigliere CNI ing. ALCIDE GAVA, anch’egli stuzzicato da quanto sentito.
Secondo Gava per la prima volta gli ingegneri consumano il passaggio da soggetto intellettuale ad intellettuale/economico. Ciò implica delle scelte di campo nella società: dobbiamo dire da che parte stiamo.
Se l’anno scorso abbiamo parlato di politica "an passant", oggi rivendichiamo un ruolo economico, che presuppone un confronto costante con la classe politica.
Dobbiamo dire la nostra sul documento finanziario del Governo, ad esempio. Dobbiamo discutere sui fatti economici-strategici. Dobbiamo fare investimenti, anche grossi, per fare squadra, lobby. Dove reperire le risorse? Non dà soluzioni, ma auspica una riflessione globale da parte di tutti.
(3) Il presidente CNI ing. SERGIO POLESE passa al terzo punto dell’o.d.g.
Purtroppo non esiste ancora il regolamento elettorale, né si vedono i presupposti perché esca a breve. Il rinvio non fa piacere a nessuno, in quanto il perdurare della situazione di precarietà impedisce di prendere iniziative ad ampio respiro. Gli ingegneri non sono affatto contenti di questa proroga sino al 31.12.2004.
All’interno della specifica commissione del CNI il presidente di Lecce ing. STEFANELLI (oggi assente) ha sintetizzato le opinioni della categoria nel documento che viene ora distribuito (Allegato 2).
Il MIUR ed il Ministero della Giustizia hanno seguito percorsi differenti, giungendo alla fine del mandato biennale senza risultati. Il DPR 328/2001 riguarda solo 9 professioni, tutte quelle cioè che sono coinvolte dalle nuove lauree triennali. Tutte le altre professioni hanno colto l’occasione per valutare anche altre questioni regolamentari (la durata del mandato, ecc.). Da ciò è derivata la stagnazione.
I fatti accaduti possono essere così sintetizzati: gli incontri tecnici sul regolamento sono stati rinviati per i noti dissidi tra i due dicasteri; il Ministero della Giustizia ha emanato un decreto legge di proroga della durata degli attuali Consigli degli Ordini per ulteriori sei mesi, che dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni; il CUP ha cercato di far inserire nel testo della proroga alcuni emendamenti (tipo la durata dei Consigli), ma per ragioni di merito sembrano esclusi.
Il 31 dicembre pertanto resta il termine massimo per promulgare il nuovo Regolamento ed indire così le nostre elezioni almeno nel gennaio 2005.
Al MIUR stanno decidendo, per la verità, se fare un semplice regolamento oppure un documento più ampio. Le 9 professioni citate dovrebbero essere convocate l’ultima settimana di luglio per uno scambio di opinioni. La bozza del documento di lavoro visionato non introduce modifiche alla composizione attuale dei Consigli, mentre stila una sorta di tabella per la soglia minima di ingresso dei triennali (si parla dell’1%-5% del n. complessivo degli iscritti) all’interno dei Consigli. Sarebbe confermata la durata del mandato in 4 anni, con la possibilità di riconferma per 2 tornate. In caso di dimissioni, per surroga si inserisce il primo dei non eletti. Le elezioni vanno convocate entro 30 giorni dalla scadenza. E’ possibile avere più seggi di votazione. Sono ammesse preferenze per i 2/3 dei candidati eleggibili. Il quorum necessario per la validità della votazione è 1/3 degli iscritti in 1^ seduta, 1/5 in 2^. Le elezioni dei Consigli Nazionali seguiranno le stesse modalità concepite per gli Ordini Provinciali.
Sui giudizi disciplinari si parla di "Commissioni tipologiche", ma la questione non è ancora definita.
Si registrano molti punti di accordo con le altre professioni. Occorre insistere perché non si debba andare incontro al ulteriori proroghe, ma si debbano snellire le modalità elettorali ed incentivare al massimo la partecipazione della base al voto.
Ed ancora: i Consigli provinciali dovrebbero essere composti almeno da 9 persone, quelli nazionali almeno da 15. Evitare i ballottaggi. Meglio concentrare le preferenze su candidature emerse, votando quindi per liste e per programmi, anziché indistintamente rendere tutti gli iscritti all’Albo eleggibili.
Riprendendo poi il documento interno della Commissione Stefanelli, l’ing. POLESE ribadisce che la nostra proposta deve essere resa nota così come le ragioni contrarie ad ulteriori proroghe. Nell’introduzione del testo si legge chiaramente l’impostazione di coniugare la democrazia elettiva con la rappresentatività, in modo da costituire un "gruppo omogeneo". Sempre nel testo si condivide la tesi di operare secondo candidature e di non concepire l’elettorato attivo = a quello passivo, cercando tutti gli incentivi possibili per favorire la partecipazione al voto. Sono due i quorum da fissare: quello per la durata e validità delle votazioni e quello per l’ingresso dei triennali. Si possono considerare sistemi alternativi di voto. Si è favorevoli ad una durata maggiore dei Consigli in carica. Il limite per la rieleggibilità dovrebbe valere per il Presidente soltanto, al fine di evitare il rinnovo totale degli organismi. Le elezioni si dovrebbero svolgere contemporaneamente in tutta Italia, partendo ovviamente prima dai Consigli provinciali per giungere poi a quelli nazionali, secondo le medesime modalità. Si aboliscono i ballottaggi e si perseguono princìpi di correttezza.
Si inserisce nel dibattito il Presidente di Padova ing. SIDOTI, che si dichiara favorevole alla limitazione dei mandati per i Presidenti, ma anche per i Consiglieri e soprattutto per i delegati al CNI. L’Ordine di Padova conta in tutto 3 triennali: cosa si deve fare per loro? Il Presidente di Potenza LA PENNA dà una valutazione complessiva negativa della situazione. Paventa il rischio di tornare a votare col vecchio sistema. Se non si è recepita l’istanza di innovazione a livello politico, non si capisce perché il tavolo di discussione non è stato aperto anche a tutte le altre categorie.
Secondo la sua opinione l’iniziativa CUP è mancata.
Il Consigliere GIANCARLO GIAMBELLI esprime una forte preoccupazione: se arriverà in Parlamento un decreto di questa portata (per altro condivisibile) da convertire in legge, si scatenerà la rissa, perché costituisce già un tassello importante della riforma degli Ordini, dove non c’è accordo - come noto. Meglio allora avere un mandato "risicato", alla vecchia maniera, piuttosto che non avere nessun mandato. Sembra quasi che si stia andando verso una "condanna a morte" per autoeliminazione.
In buona sostanza non ci si deve preoccupare di allargare il confine delimitato dal DPR 328, il quale chiedeva solo di aprire i Consigli ai triennali e di istituire nuove Commissioni di disciplina. Si potrebbe istituire un consigliere aggiunto (è obbligatorio e perciò va accettato) per i triennali: se non viene coperto, perché mancano i numeri o l’interesse à pazienza à sarà riservato al primo dei non eletti tradizionali.
Infine se nessun Ordine riesce a costituire una Commissione di disciplina composta da 5 membri per i triennali, si potrà procedere su scala regionale.
Conclude esortando l’assemblea a "fare il minimo richiesto".
Si associa il Presidente ing. SINTONI di Ravenna, condividendo il pensiero di Giambelli e aggiunge: se, per assurdo, non si potesse formare il relativo Consiglio di disciplina, un triennale non potrebbe essere quindi giudicato? Non si creerebbero le stesse condizioni per le due tipologie di laureati, triennali e quinquennali à ergo si impone la modifica al DPR 328! Il Presidente di Alessandria ing. ZANARDI invece non condivide la tesi di Giambelli. I Consigli attuali sono stati tutti a suo tempo votati e quindi pienamente legittimati. Purtroppo negli Ordini non c’è né entusiasmo né partecipazione alla vita associativa. Non è favorevole ad atteggiamenti minimalisti: occorre sempre chiedere il massimo per ottenere qualcosa. Non è opportuno perciò fare un documento di scarsa rilevanza, che non produca effetti positivi, perché saremo poi costretti a tenercelo per tutta la vita.
Si dichiara favorevole ai 2 mandati per i presidenti, ma non per i consiglieri, per scongiurare un azzeramento totale dell’attività del Consiglio in occasione del rinnovo delle cariche. La Commissione di disciplina dovrebbe essere mista, non solo costituita da triennali. Questi ultimi nella sua realtà provinciale mostrano pochissimo interesse alle vicende ordinistiche.
Il Presidente di Bergamo ing. BOSI inquadra la discussione in due diversi piani: quello di metodo e quello di merito. Il contributo di Giambelli merita di essere approfondito. Gli iscritti sanno solo che da quattro anni non vanno più a votare.
Le modifiche in argomento sono più legate alla riforma delle professioni in senso generale che al DPR 328. Si rischia un "pateracchio": è meglio perciò fare veramente una proposta "minimale".
Una questione di fondo: perché è il MIUR ad occuparsi di questi aspetti? Non dovrebbe essere la Giustizia il Ministero deputato? Circa le Commissioni di disciplina, sarebbe bene fare un importante distinguo: non sono tanto i problemi interni alla categoria che le coinvolgono, quanto quelli con l’esterno: da questo punto di vista non c’è distinzione tra laureati triennali e quinquennali, dal momento che sono tutti ingegneri e tutti osservano il medesimo codice deontologico.
Anche per il Presidente di Avellino ing. CORVIGNO è opportuno mediare tra le posizioni di Giambelli e Zanardi. Andare oltre la nuova scadenza del 31.12.2004 davvero significa morire. Paradossalmente invita alle dimissioni in toto di tutti i Consigli, se si paventasse il rischio di andare oltre. Il CNI se ne faccia carico.
Con le altre professioni ci saranno sempre delle diversità: non aspettiamo perciò di arrivare sempre all’unanime consenso. Non dobbiamo essere minimalisti.
Il Presidente di Livorno ing. CIAPONI si rifà ad una frase di La Pietra: il disagio di non poter prendere decisioni a lungo termine, a causa di questo stato di precarietà. Lo scenario politico sta mutando pericolosamente, e ciò rappresenta un’ulteriore preoccupazione. Si deve comunque pensare che gli attuali Consigli sono legittimati ad operare appieno. Da questo punto di vista il concetto di "proroga" è sintomatico e migliore di quello di "congelamento", sinonimo di morte. Si deve perciò recuperare la forza di continuare rapportando i programmi alla durata della carica. Conclude invitando l’assemblea a studiare bene il Regolamento.
Secondo il Presidente di Lodi ing. RONSIVALLE il documento distribuito della Commissione Stefanelli condensa bene le preoccupazioni emerse. La situazione grave risiede altrove: i Ministeri coinvolti non vanno d’accordo e, soprattutto, hanno poche idee. E’ necessario fornire una proposta operativa, partendo da quanto detto da Corvigno, che dovrebbe diventare la nostra proposta principale; se non si arriverà in tempo utile ad un decreto che la ricomprenda insieme con altre indicazioni, ripiegheremo almeno sulle cose minime, come suggerisce Giambelli.
Per il Presidente di Firenze ing. MARTARELLI il nocciolo vero della questione è rappresentato dai procedimenti disciplinari. Quanto contenuto nel DPR 328 è in contrasto con gli articoli del R.D. n. 2537 del 1925: si rischia, per volerlo mantenere, di creare un "mostro giuridico". Auspica che piuttosto l’argomento venga stralciato dal meccanismo elettorale.
Anche per l’ing. BONFA’ della Federazione Veneto è doveroso dimostrare la contrarietà ad ulteriori proroghe mediante l’elaborazione di un documento nostro. è strategico trovare una convergenza, se non su tutti i punti, almeno su alcuni. E’ paradossale tirare alla lunga il problema della convivenza con i triennali, quando potrebbe essere risolto subito. Propone di avvalersi in questa fase della consulenza giuridica del Ministero.
Il Presidente di Varese ing. SPERONI vorrebbe giungere ad un documento approvato dall’assemblea. Preferisce essere espressione di un mandato elettivo, comunque, ma è contrario ad un vincolo. La non rieleggibilità è un concetto introdotto al tempo di "Tangentopoli". In questo modo si rischiano di perdere persone valide. Certamente il rinnovo non deve riguardare contemporaneamente presidenti e consiglieri. E’ favorevole alla presentazione di liste con un meccanismo proporzionale.
Riguardo alla Commissione etica: il relatore di un procedimento disciplinare è una via di mezzo tra il giudice ed il pubblico ministero, ma ugualmente vota in seno al Consiglio, al pari degli altri membri. Meglio una commissione esterna che faccia l’istruttoria, poi il Consiglio, organo giudicante, decide. Detta commissione dovrebbe giudicare tutti gli iscritti, senza distinzioni per i triennali.
Il Presidente di Caltanissetta ing. BERNARDO richiama il meccanismo del procedimento disciplinare, la cui apertura compete al Presidente. Un ingegnere triennale è un iscritto al pari di tutti gli altri.
Ancora il Presidente di Padova ing. SIDOTI puntualizza che il meccanismo di rinnovo per i Consigli provinciali deve valere anche per i Consigli nazionali.
Anche il Presidente di Genova ing. FRIXA sostiene che i Consigli di disciplina previsti dal DPR 328 sono in contrasto con le norme vigenti, essendoci disparità di trattamento tra i laureati triennali e quelli quinquennali: per i secondi infatti opera una Commissione di disciplina, mentre per i primi il Consiglio direttamente.
Replica il Presidente CNI ing. POLESE. L’intervento del MIUR nella materia deriva dal testo del DPR 328 e dalla Legge del 1999 da cui è scaturito. E’ chiaro che i limiti di mandato introdotti per gli organismi provinciali andranno a valere anche per quelli nazionali, pur condividendo il pensiero espresso da Speroni.
Sulla questione CUP e sul perché non sono state coinvolte tutte le categorie anziché le 9 citate, è opportuno precisare che il CUP non ha competenza in questa sede.
Lo stato di confusione è generale ed è causa dei due anni di colpevole inerzia ministeriale. Siamo fermamente convinti che la proroga fa male a tutti: in ogni caso non vogliamo superare il limite del 31.12.
I passaggi temporali che ci attendono dovrebbero essere questi: il nuovo Regolamento può essere presentato dai due Ministeri in concerto, sentite le categorie interessate. Poi il decreto passa al Consiglio dei Ministri, quindi alla Corte dei Conti (per verificarne la copertura finanziaria), ritorna al Consiglio dei Ministri, passa al Presidente della Repubblica ed infine è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
L’importante è capire che intenzioni hanno gli organi politici. E’ perciò necessario partecipare al primo incontro, per saperne di più. In settembre non saremo avanti più di tanto su questo fronte.
L’Assemblea sembra d’accordo sul documento della Commissione CNI, sul fatto di non prorogare ulteriormente, e sul fatto che se non si otterrà il massimo richiesto, si ripiegherà almeno sul minimo. Siamo favorevoli anche alla presentazione delle liste per categoria.
Il Presidente di Alessandria ing. ZANARDI ancora non si dichiara d’accordo, ritenendo il ripiego sui valori minimi un atteggiamento punitivo per gli Ingegneri. Non essendo colpa nostra essere arrivati a questo punto, non è opportuno "castrarci" con le nostre mani e cita un aneddoto sulla ghigliottina francese à Puntualizza POLESE che al primo incontro si andrà a dire che non si vuole superare il limite del 31.12 e si discuterà. Solo in un secondo momento si valuterà se sarà opportuno accontentarsi di risultati minimi.
Secondo il Presidente di Novara ing. FERRERA i nostri interlocutori politici non sanno nulla: come possiamo aspettarci da loro un documento a nostro favore? Insiste il Presidente di Bergamo ing. BOSI sul fatto che l’argomento non è di competenza del MIUR ed esorta ad esaminare bene la proposta fatta da Giambelli.
C’è in ballo la riforma delle professioni: è rischioso mettere in mano ad incompetenti questi argomenti legati alla nostra struttura. Delega perciò il Presidente Polese a fiutare l’aria che tira alla prossima riunione interprofessionale.
Conclude il dibattito l’ing. CAVESTRO soffermandosi sull’aspetto che è indispensabile un documento definitivo approvato dall’Assemblea.
(4) All’ing. POLESE il compito di stigmatizzare l’ultimo punto all’o.d.g.
Sul decreto La Loggia non si è verificato il passaggio atteso. L’argomento delle professioni, abbiamo potuto constatare, è stato il primo ad essere affrontato nell’ambito della legislazione concorrente. La materia è complessa e non può correre il rischio di essere frantumata fra le varie Regioni.
Nella conferenza Stato/Regioni queste ultime si sono lamentate per lo scarso rilievo a loro riservato. Il Ministro sta mediando e sembra che alle Regioni sia attribuita la competenza per tutte le professioni attualmente non regolamentate. Il loro riconoscimento tuttavia dovrà sempre avvenire dallo Stato. Non si deve dimenticare che il decreto fa solo una ricognizione della situazione esistente. Le professioni non ancora regolamentate non possono essere in questo testo ricomprese, in quanto non ancora legittimate.
Dagli ingg. CAVESTRO e POLESE la raccomandazione a lavorare nei nostri Ordini sui documenti distribuiti ed a fornire al CNI osservazioni entro i primi di settembre, prima di sciogliere l’adunanza alle 13,45 di un torrido sabato pomeriggio estivo romano.
Roma, 17 luglio 2004 IL SEGRETARIO (Adriano Faciocchi) Visto: IL PRESIDENTE (Ivano Cavestro)
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