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Rif. DV07468
Documento 11/01/2002 DOCUMENTO
Fonte CNI
Tipo Documento DOCUMENTO
Numero
Data 11/01/2002
Riferimento del 11/01/2002 Protocollo CNI n. 4446 del 14/01/2002
Note
Allegati
Titolo CONSIGLIO NAZIONALE - 'DOCUMENTO SULL'AUTOREGOLAMENTAZIONE'
Testo Documento sull'autoregolamentazione

L'autoregolamentazione che si intende portare all'attenzione dei Colleghi può essere assimilata a una linea guida che gli Ordini e i loro iscritti decidono di darsi liberamente adottando alcuni principi che sono la base e la cornice di una pratica professionale responsabile così come oggi viene richiesto dalla comunità.

Si segnala da subito che nulla si intende proporre con tale documento al di fuori delle leggi professionali attualmente in vigore, ma si intendono indicare solo alcuni aspetti dell'esercizio professionale quali quelli rivolti alle garanzie per la società e per i cittadini delle capacità professionali dei soggetti ai quali si sono affidati.

Per gli Iscritti agli albi e per i Consigli degli Ordini pensare oggi, all'autoregolamentazione , ma soprattutto volerla in riferimento agli aspetti già insiti più sottaciuti che esposti analiticamente della nostra professione protetta, potrebbe essere non compreso o mal interpretato, se non si valutassero attentamente invece i grandi cambiamenti intervenuti nel Paese sia per i professionisti che i per i cittadini.

Affermare con i fatti che le professioni intellettuali con la loro presenza e attività intendono "tutelare gli interessi pubblici generali e garantire ai fruitori di servizi professionali la qualità e la correttezza della prestazione richiesta" è sicuramente la maniera per contribuire a migliorare la posizione professionale degli ingegneri iscritti agli albi e dare maggiore visibilità agli Ordini anche di fronte a nuove regole e concorrenze richiamate dal mercato.

Occorre da subito con estrema franchezza rammentare che la nostra non è l'unica professione tecnica protetta del paese che agisce nel territorio e nel suo edificato, nell'ambiente e nell'industria.

Abbiamo di contro però ritenuto da sempre della massima importanza la sicurezza, la salute e il benessere delle comunità nonché la difesa dell'ambiente naturale e costruito e il miglioramento della qualità di vita per tutti.

I temi discussi e le mozioni congressuali approvate negli ultimi anni parlano e promettono per noi e per le comunità questi linguaggi e indicano senza ombra di dubbio il nostro DNA su tali aspetti.

Aggiungere altro ancora sarebbe del tutto pleonastico.

E' importante però segnalare che si sta sempre più diffondendo tra gli ingegneri l'etica delle responsabilità e l'impegno a lavorare in un sistema di gestione della qualità. Ciò è senz'altro da diffondere sempre più ed è una base su cui lavorare.

Esistono sempre più numerosi Cittadini che richiedono servizi capaci di soddisfare le proprie esigenze, Comunità che esigono modalità operative responsabili, lecite ed etiche da parte dei professionisti.

L'autoregolamentazione sia per gli Iscritti che per gli Ordini deve diventare uno strumento efficace per presentarsi all'opinione pubblica e per fornire servizi professionali con la dovuta capacità, attenzione e diligenza in un libero mercato sempre più vasto che comprende già oltre il nostro paese, sicuramente l'Unione Europea ed altro ancora.

L'appartenenza ad un Ordine professionale che ha regole chiare e trasparenti, che fa applicare il codice deontologico, che si rapporta di più con gli iscritti diventerebbe per un ingegnere professionista un distintivo o un marchio di qualificazione di cui andarne fieri.

Questo determinerà per tutti gli ingegneri e gli Ordini una maggiore consapevolezza di quello che si è, più credibilità e rispetto da parte delle istituzioni, del Governo e di altre organizzazioni.

Si può ancora aggiungere che per il mantenimento e per lo sviluppo della attività professionale già la scelta volontaria dei primi principi sotto indicati premia per l'immagine sul mercato, per il miglioramento dei rapporti con le istituzioni; e dà al professionista una maggiore fiducia da parte della committenza.

I principi si applicano a tutte le forme di attività in cui si esplica la professione sia essa dipendente o libera.

Alcuni principi prioritari che il Consiglio Nazionale pone alla attenzione degli Ordini e per essi agli iscritti sono:

1. il principio del mantenimento da parte dell'iscritto dei requisiti professionali idonei per svolgere quello che sa fare e non quello che non sa nell'ambito del settore o dei settori di competenza;

2. il principio di compiutezza della prestazione o in genere del lavoro svolto per la committenza o il proprio datore di lavoro attraverso l'attenzione, la diligenza e la gestione della qualità;

3. il principio della rappresentanza nei Consigli degli Ordini attraverso metodi elettorali che rispettino le minoranze; (2)

4. il principio della pubblicità delle capacità professionali dell'iscritto nel settore o nei settori di competenza, diffusa con onestà, verità e correttezza.

(2) il contenuto di questo principio è stato da sempre condiviso fin dalle prime bozze di riforma del sistema ordinistico.

Su questi quattro principi di autoregolamentazione si può aprire e chiudere un dibattito per accogliere i principi 1., 2. e 4. nel nostro codice deontologico attraverso le opportune modifiche ed integrazioni e nel contempo si può iniziare una attenta e puntuale riflessione su come procedere da subito a studiare concrete risposte al principio 3. che è molto significativo per l'esistenza degli Ordini nell'ambito di una riforma delle professioni che sembra essere oggi più vicina di un anno fa.

Una brevissima illustrazione dei quattro principi di autoregolamentazione sopra richiamati è necessaria per gli "obblighi" che spettano agli Ordini da una parte e ai Professionisti dall'altra.

1. E' sembrato meritevole di attenzione riportare quanto fu scritto nell'art. 37 del nostro regolamento 2537/1925 a proposito del Consiglio dell'Ordine che tra i suoi compiti, anche "vigila sul mantenimento della disciplina degli iscritti affinché il loro compito venga adempiuto con probità e diligenza".

Con estrema chiarezza di significato i vocaboli, forse non più in auge durante questi 75 anni quali la "probità e diligenza", spesso si sono sottaciuti e non sempre si sono seguiti.

Le nostre competenze così numerose e richiamate negli artt. 51 e 52 del regolamento, da implicite che erano, derivate da una formazione universitaria e da un unico esame di Stato, ora sono diventate esplicite con l'introduzione nell'albo delle sezioni A e B e dei tre settori di competenza derivate sempre da una formazione universitaria però diversa e da esami di Stato distinti.

Per gli attuali iscritti agli albi o per coloro che hanno sostenuto l'attuale esame di Stato (quello nuovo è previsto nell'anno 2002) è stata posta, con il DPR 328/2001, l'opzione del settore o dei settori di competenza derivandone la assunzione del relativo titolo professionale ex art. 45 e la determinazione delle attribuzioni professionali ex art. 46.

L'iscrizione al settore o ai settori da parte dell'ingegnere ha reso esplicite per la collettività le sue competenze da implicite che erano.

Per i Cittadini, la esplicitazione delle competenze e delle attribuzioni dell'ingegnere (capacità) a tutela degli interessi pubblici generali, ha reso evidenza al conoscere e al garantirsi sul professionista incaricato.

Già il Consiglio di Stato nella seduta del 21.05.2001, a proposito del DPR 328/2001 confutando i suoi contenuti, aveva però evidenziato per il titolo professionale che "esso serve nella vita sociale ad identificare e distinguere le varie professioni e, dopo la riforma, le singole sezioni ed i singoli settori di esercizio delle attività".

Conseguenza naturale è parsa al Consiglio Nazionale l'obbligo etico per il professionista dell'aggiornamento e della continuità di attività in ragione della speciale professionalità corrispondente a ciascun settore di iscrizione.

In altre parole nel momento in cui il professionista opta per uno e per l'altro settore o settori assevera e conferma di averne la capacità assumendo la responsabilità dinanzi al suo Ordine, ai Colleghi e alla Collettività.

Di qui la necessità di aprire nel codice deontologico un capitolo su tali obblighi etici iniziando da un primo impegno del professionista di autocertificarsi su che cosa sa fare.

L'autocertificazione è una prima fase di un più delicato percorso nel quale dovrà esistere anche una seconda fase rappresentata da un controllo periodico e sistematico del mantenimento nel tempo dei requisiti professionali dell'ingegnere iscritto all'albo a documentare il processo intervenuto e a far comprendere all'esterno la importanza che viene conferita al saper fare.

Non dimentichiamo che l'accesso all'albo attraverso l'esame di Stato garantisce soltanto l'atto della prima iscrizione.

Successivamente l'autocertificarsi nell'ambito della autoregolamentazione, diventa una garanzia che gli iscritti all'Ordine mantengono un sufficiente sapere professionale avendolo acquisito nel corso degli studi e mantenuto per pratica ed aggiornamento, nonché adeguato alla evoluzione della tecnica e delle tecnologie e alle norme nel frattempo intervenute.

Altro aspetto da richiamare a questo principio è che l'Ordine acquista una maggiore conoscenza della attività dei suoi iscritti e può orientare la politica di categoria e rispondere meglio alle richieste dall'esterno

2. Nel richiamare ancora le parole "probità e diligenza" e in specifico la diligenza consegue un impegno dell'ingegnere di fornire prestazioni professionali di un certo tipo. Una assioma non smentibile è che "l'ingegnere è considerato per quanto sa e fa".

Al di là di impegni etici testè ricordati che sono già esplicitati con grande dovizia nel nostro codice deontologico, ci si dovrebbe occupare dei contenuti degli elaborati o in genere del lavoro svolto dall'iscritto nel momento in cui per esempio viene attivato l'opinamento delle prestazioni svolte visitando con attenzione la completezza degli elaborati, ma non solo.

3. Il nuovo albo, che contiene con evidenza in un futuro breve (anno 2002) ingegneri appartenenti alla sezione A e quelli appartenenti alla sezione B, ambedue con settori di competenza distinti, dovrà trovare nel Consiglio degli Ordini corrispondenti presenze proporzionali e graduali delle quali occorre discuterne da subito, valutandone gli effetti, fare delle scelte e proporne l'operatività senza aspettare che "altri" prendano iniziative e le traducano in disposizioni legislative.

Su questo argomento è stato interpellato il nostro Centro Studi per fornirci a breve documentazioni utili su cui lavorare.

4. La pubblicità dell'attività del professionista ingegnere non può che essere incentivata.

I professionisti possono offrire informazioni molto utili ai cittadini, pubblicizzando in modo veritiero la tariffa, la propria localizzazione, l'area di specializzazione, gli incarichi precedenti ottenuti e anche i successi conseguiti, la certificazione di lavorare in assicurazione di qualità.

Ciò consentirebbe alle committenze di identificare le competenze e i professionisti più adatti alle proprie necessità in termini di competenze, di qualità e di altre caratteristiche.

I professionisti opererebbero attraverso la pubblicità in un ambiente più competitivo.

La pubblicità sempre corretta e veritiera attraverso un impegno di autoregolamentazione (codice deontologico) potrebbe anche aiutare i professionisti a formarsi una clientela.

La pubblicità potrebbe consentire ai professionisti di segnalare la qualità delle proprie prestazioni evidenziando anche il possesso della relativa certificazione.

Quindi nessuna restrizione alla pubblicità per le libere professioni nell'assoluto rispetto dei principi deontologici.

Non va dimenticato che le prestazioni professionali degli ingegneri sono tra quelle caratterizzate da notevoli asimmetrie informative tra professionisti e loro committenti.

Questo Consiglio Nazionale è convinto, anche attraverso le richieste che pervengono in sedi assembleari sull'autoregolamentazione, che occorre attivarsi oggi su alcuni principi condivisibili dai più, domani su altri in modo tale da considerare realisticamente i cambiamenti intervenuti nel modo di lavorare di oggi senza perdere quella cultura che fa dell'ingegnere un soggetto preparato a svolgere un ruolo importante, una missione al servizio delle Comunità.
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