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Rif. DV09451
Documento 31/10/2006 CIRCOLARE - XVII SESSIONE
Fonte CNI
Tipo Documento CIRCOLARE
Numero 37
Data 31/10/2006
Riferimento Protocollo CNI n. 3906 del 31/10/2006
Note ALLEGATO CONTENUTO NELLA CIRCOLARE
Allegati
Titolo ASSEMBLEA DEI PRESIDENTI - ROMA 4 NOVEMBRE 2006 - GRAND HOTEL MINERVA
Testo Si fa seguito alla circolare CNI n. 36 inviata in data 30 ottobre u.s. e si invia il documento base per la discussione del punto 2 dell’Ordine del Giorno della prossima Assemblea dei Presidenti "Riforma delle professioni intellettuali: valutazioni, richieste ed iniziative della categoria". I documenti citati saranno distribuiti nel corso dell’Assemblea stessa.
testo allegato
RIFORMA DELLE PROFESSIONI

Dopo la manifestazione del 12 ottobre scorso, la prima risposta a Bersani unitariamente organizzata dai professionisti, il quadro sul fronte della riforma delle professioni che, ovviamente, in questo momento domina la scena mediatica del settore e catalizza l’attenzione e l’impegno degli ordini, si è arricchito di nuovi elementi che aggiungono ulteriore preoccupazione alla già tormentata situazione creatasi dopo la legge Bersani.
E’ chiaro a tutti che la legge di riforma può diventare il necessario strumento per favorire la crescita e dare quella centralità che compete al settore delle professioni in una società avanzata convintamene impegnata sulla strada della competitività, ma può viceversa, se portata avanti sulla falsa riga della legge Bersani, portare ad una incontrollata liberalizzazione, con le prevedibili gravi conseguenze.
E’ evidente che questo è il fronte principale di una partita in cui si gioca il futuro degli ordini e di quei principi che essi garantiscono per la professione e per la collettività.
La posta in gioco è senza dubbio importante per tutte la professioni che vedono in questo contesto il loro futuro confuso ed incerto, ma è sicuramente assai più rilevante per la professione di ingegnere che riveste un ruolo particolarmente centrale ed esteso nello sviluppo economico e sociale del Paese e nella tutela di interessi generali dei cittadini.
Occorre pertanto da parte nostra concentrare l’attenzione su questo argomento per definire strategie ed iniziative operative per il miglior risultato nell’interesse degli ingegneri e, prima ancora, nel superiore interesse generale, cui l’ordine è istituzionalmente chiamato a tutelare.
La manifestazione a Roma del 12 ottobre è stata certamente un momento di protesta unitaria contro una legge vessatoria e punitiva nei confronti dei professionisti, qual è la legge Bersani, ma è stata anche la reazione contro un diffuso atteggiamento di governo e parlamento con propositi indiscutibilmente ostili nei confronti degli ordini e dell’intera classe professionale.
Una prova di forza dunque che alla protesta ha saputo però associare anche la proposta di un ceto sociale che intende far valere il suo ruolo attivo e centrale nella società di oggi.
Ma se questa era l’intenzione della vigilia, dare vita cioè ad una manifestazione di protesta e proposta, qual è stata la proposta? Sicuramente modesta.
Ciò considerato che alla fine la proposta si è concretizzata in un semplice "Documento di riforma" messo a punto dal CUP all’ultimo momento ed articolato in diciannove punti.
Con tale documento era stato in realtà provvisoriamente accantonato lo schema di disegno di legge di "Riforma dell’Ordinamento delle professioni intellettuali" elaborato sempre dal CUP con cui in un primo momento doveva esprimersi la proposta dei professionisti.
Il cambiamento di strategia è sintomatico di divergenze tra le varie categorie professionali ed ha fatto emergere tutta la difficoltà di riuscire a condividere un progetto comune su un tema così vitale: il CNI per primo era stato critico sul documento ed aveva richiesto pesanti modifiche ed inversioni di linea (vedasi relazione presentata in assemblea il 7 ottobre 2006).
Il "Documento di riforma" presentato il 12 ottobre a Prodi è invece un semplice documento di principi, largamente condivisibili, che riassume quelli che per i professionisti sono i punti chiave della riforma in linea con le direttive europee.
Ma proprio in questo sta la debolezza della proposta che limitandosi ai principi non pone soluzioni risolutive dei vari problemi sul tavolo.
Di contro il Ministero della Giustizia ha diffuso seppur in maniera non ufficiale una bozza di legge delega in materia di professioni intellettuali che dovrebbe costituire l’impostazione del problema da parte di quel ramo del Governo, per competenza istituzionale, più vicino e sensibile alle professioni.
In realtà il documento consta di soli 9 articoli ed è anche questo un elenco di principi, come d’altro canto è ben enunciato all’inizio di ogni articolo, tranne che l’art. 1 che delega al governo l’emanazione di uno o più decreti legislativi sulla materia e quindi, in altre parole, delega tutta la riforma al governo.
Una legge delega dunque che evidentemente apre inquietanti scenari di incertezza e di preoccupazione.
L’ipotesi di legge delega diventa ancora più irricevibile in un contesto in cui primari esponenti di governo non perdono occasione per etichettare i professionisti come classi privilegiate ed evasori incalliti ovvero dichiarano prossima l’abolizione degli ordini.
In tal senso vanno registrate le dichiarazioni del Presidente del Consiglio al quotidiano spagnolo EL PAIS "Gli avvocati e gli INGEGNERI che manifestavano si opponevano, in fondo, a determinati principi contabili come i bonifici elettronici che limitano la possibilità di frode - Non manifestavano per problemi concreti, ma contro l’obbligo di presentare una contabilità chiara e di pagare le imposte corrispondenti ai propri guadagni." (A tali dichiarazioni il CNI ha risposto in maniera ferma e risoluta, come noto, con telegramma al Presidente del Consiglio invitandolo a ritirare le gravi offese e a scusarsi con i professionisti ingegneri).

Non di meno da parte sua il Ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani nell’intervista al quotidiano REPUBBLICA del 25 ottobre insiste: "siamo pronti a procedere con la liberalizzazione degli ordini professionali. Se Mastella procede nei tempi previsti, la liberalizzazione sarà varata entro la fine dell’anno. In ogni caso io sono già pronto...".
In questo contesto a ben poco valgono le parole di Clemente Mastella ministro della Giustizia che tenta di buttare acqua sul fuoco "Il mio dicastero - ha avviato un confronto con i rappresentanti delle professioni invia concertativi nell’intento non di abolire gli ordini, ma di ammodernare i contenuti."

La realtà è che si ha l’impressione di respirare un clima da ultima spiaggia contro le professioni liberali, con gli attuali governanti che sembrano in tal modo continuare quanto avviato a luglio con la legge Bersani; accanirsi contro i professionisti per ricambiare le forze imprenditoriali e sindacali per il consistente appoggio ottenuto in campagna elettorale.
Né d’altro canto la legge finanziaria sembra dedicare particolare attenzione ai professionisti, ma evidenzia piuttosto con tutta chiarezza che il governo pone al centro della sua politica l’impresa, trascurando l’area della professione ed in particolare quei settori portatori di innovazione e sicuramente determinanti nella competitività, dove rivestono un ruolo di primo piano gli ingegneri.
Si conferma così da parte del governo una politica sbagliata che in un "economia della conoscenza" continua a trascurare "i lavoratori della conoscenza" ed a puntare invece esclusivamente sui settori imprenditoriali.
Tali scelte tipiche di un’epoca ormai superata che gravitava esclusivamente attorno all’impresa, prima che ad una categoria professionale non possono che nuocere al Paese riducendone ulteriormente la sua competitività sul piano internazionale.
L’analisi della situazione evidenzia pertanto un quadro di estrema preoccupazione con un clima di ostilità diffusa in area di governo, una situazione grave che richiede da parte dei professionisti il massimo sforzo di coesione e di iniziativa.
La manifestazione del 12 ottobre, con una massiccia partecipazione di professionisti è stato sicuramente un momento positivo di coesione e di forza che si presta a numerose e diverse interpretazioni, è sul piano dell’immagine sicuramente un successo, ma tale successo deve essere adeguatamente valorizzato e canalizzato perché non rimanga un fatto isolato ma costituisce invece solo l’avvio di una strategia di grande respiro cui devono seguire altri passaggi di proposta avanzata ed innovativa, in grado anche di fare uscire i professionisti da quell’ isolamento sociale che se non sapremo romperlo, è forte il rischio di uscire soccombenti.
Va quindi anzitutto respinta e contrastata ogni ipotesi di legge delega, proposta dal Ministero della Giustizia; Non è accettabile infatti che dopo dieci anni di dibattito sulla materia, infinite proposte di legge di parlamentari, disegni di legge dei ministri e dei vari governi che si sono succeduti in questi anni si arrivi ora ad una legge delega che vuol dire da parte dei professionisti sottoscrivere una cambiale in bianco. La legge di riforma delle professioni per essere efficace e compiuta non può che avvenire nella sede legittimata a legiferare che è il parlamento italiano, con l’apporto per quanto di competenza delle regioni e con la concertazione delle categorie professionali.
Gli Ordini professionali non possono abdicare ad una responsabilità primaria che ad essi compete in quanto enti ausiliari dello stato e in forza della propria rappresentanza, espressione irrinunciabile dell’autonomia del sistema e di quel principio di sussidiarietà che costituisce un cardine di ogni democrazia rappresentativa.
Ma non si può solo limitarsi a contrastare e respingere ciò che viene proposto: a questo punto occorre una strategia propositiva forte che vada bel oltre il documento dei 19 principi.
In tal senso il CUP da parte sua si è detto intenzionato a ripartire dal documento "schema di Riforma dell’Ordinamento delle professioni intellettuali" ricercando su questo testo, adeguatamente emendato, la condivisione di tutte le professioni e con la proclamazione di una giornata di mobilitazione su tutto il territorio nazionale per il primo dicembre prossimo.
Su tale documento CUP, il CNI ha già fatto le sue critiche e le sue osservazioni con la relazione già citata, cui si rinvia, ma indipendentemente dalle iniziative del CUP, è convinzione del CNI che la Categoria degli ingegneri per la sua specificità, per il ruolo che essa svolge nello sviluppo economico e nei confronti dei cittadini e della società debba essere portatrice di una propria proposta autonoma che si fonda sui principi e linee di azione che ne contraddistinguono una irrinunciabile identità. Identità che deve necessariamente essere mantenuta anche respingendo qualsiasi ipotesi di "accorpamento per attività analoghe", ventilato in sede ministeriale.
Una proposta da portare avanti dagli ingegneri dunque in tutte le sedi e che deve necessariamente possedere una decisa spinta alla crescita ed alla sfida competitiva della professione, a sua volta in grado quindi di alimentare la crescita e la competitività del sistema Italia.
Occorre quindi la volontà di fare un autentico salto in avanti con una proposta che dia concreti segnali di garanzia della collettività ma anche forti spunti di dinamicizzazione, modernizzazione ed innovazione del settore professionale.
In questo senso in tema di riforma delle professioni, autentici pilastri devono diventare gli aspetti riferiti all’aggiornamento ed alla formazione permanente unitamente alla qualificazione delle procedure e della prestazione affidandone il più ampio controllo all’ordine professionale.
Unitamente al principio delle tariffe minime inderogabili per le attività riservate, sono questi punti i centrali su cui far leva nella sfida competitiva, come pure lo sviluppo e la crescita di strutture associate o societarie.
Su questo aspetto vi deve essere la massima apertura ed il massimo sostegno con la precisazione di alcuni principi. La professione può essere svolta in vari modi: individuale, associata, societaria ed anche in forma interdisciplinare, con la precisazione che tutti i soggetti, persone fisiche e giuridiche, hanno pari doveri sotto il profilo deontologico e quindi tutti sono ugualmente sottoposti al controllo dell’ordine, istituendo pertanto anche apposite sezioni dell’albo per le associazioni e le società, ivi comprese quelle d’ingegneria.
Le società di capitale devono avere una partecipazione limitata (25-30% max) di soci non professionisti.
Fissati i cardini e le regole su cui, formazione, qualificazione, aggregazione professionale ed anche fornitura di servizi possono muoversi, occorre una concreta spinta tesa alla crescita ed alla sfida competitiva dell’attività professionale.
Se ci è allora la convinzione che l’attività professionale ha un peso economico non trascurabile sul PIL nazionale, occorre che per le professioni vengano individuati percorsi di crescita tesi a favorirne la competitività in ambito internazionale analoghi a quelli utilizzati per l’impresa. Così chiediamo che nella legge finanziaria vengano previste iniziative tese a sostenere la competitività dei professionisti quali ad esempio:

Finanziamenti agli ordini per aggiornamento professionale
Finanziamento per acquisizione certificazione di qualità
Finanziamento per l’avvio di attività professionali
Finanziamento per l’avvio di forme societarie o associate fra professionisti
Linee di credito agevolate per professionisti
Finanziamento per professionisti fisicamente svantaggiati.
Sono questi evidentemente solo alcuni spunti su cui dibattere e definire una strategia di Categoria ricercatamente aperta, dinamica ed innovativa.
E sta proprio a noi ingegneri, per definizione portatori del nuovo e dello sviluppo, saper individuare nuove linee di percorso verso una nuova frontiera della professione.
Una strategia di categoria deve preoccuparsi anche di individuare adeguati raccordi ed alleanze, ma soprattutto deve impegnarsi sul piano della comunicazione per far conoscere i termini di una proposta dinamica ed innovativa, che connota l’identità degli ingegneri, nei più larghi strati dell’opinione pubblica con una adeguata campagna attraverso i media ed ogni altra forma di comunicazione.
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