Testo
|
L'attuale apparato di autogoverno della categoria, istituzionalmente composto dagli Ordini provinciali e dal Consiglio Nazionale è da tempo affiancato da un organismo strumentale che, pur non previsto dalle vigenti disposizioni legislative e regolamentari che presiedono all'organizzazione delle professioni, ha significativamente contribuito allo sviluppo della categoria.
Fin dal 1982, con carattere innovativo rispetto all'organizzazione delle altre professioni, infatti, è concretamente operativa l'Assemblea dei Presidenti degli Ordini degli Ingegneri d'Italia che nel regolamento interno approvato nel settembre del citato anno viene definita "momento di incontro e di confronto di tutti i Presidenti degli ordini per l'esercizio della funzione consultiva al CNI".
Come noto, ad un decennio dalla prima previsione statutaria, su impulso di questo Consiglio, si propose una revisione dei poteri dell'Assemblea dei Presidenti. Gli Ordini discussero a lungo del problema della ridefinizione dei compiti dell'assise dei propri presidenti (cfr.Congressodi Como settembre 1991; Roma, 23 novembre 1991; Firenze 1 febbraio 1992; Urbino 15 luglio 1993 Cagliari 14 settembre 1993) e, sebbene non addivennero alla stesura e all'approvazione di un nuovo regolamento, il dibattito contribuì a chiarire, come intenti pressoché unanimi, alcuni punti che si giudicano tuttora fondamentali.
Innanzitutto venne delineato l'ambito oggettivo di competenza dell'assemblea, quindi, sostanzialmente l'elenco delle materie su cui lo stesso organismo è chiamato ad esprimere il proprio parere (ferma restando la rappresentatività esclusiva degli organi istituzionali): politica internazionale; normativa comunitaria sul riconoscimento dei titoli e sull'esercizio della professione; politica fiscale; ordinamento della professione; formazione ed aggiornamento professionale; tariffa; previdenza.
In secondo luogo si chiarì che reale spirito informatore dell'istituto è la democrazia partecipativa nella rappresentanza di interessi unitari di categoria. Quindi la funzionalità dell'Assemblea deriva in primo luogo dalla pariteticità dell'apporto: ciascun Ordine ha pari dignità, pari peso e pari responsabilità nella assunzione delle decisioni. Ogni altra distinzione, ad esempio in ragione del numero degliiscritti, è stata ritenuta infatti discriminatoria proprio alla luce dell'interesse (composito, ma unitario nella matrice) la cui tutela ci si prefigge con l'istituzione dell'assemblea: il decoro, l'accrescimento culturale e professionale, la presenza nella società degli ingegneri indipendentemente dalla loro specifica attività, specializzazione, anzianità etc.
Da ciò deriva, il necessario mandato con rappresentanza da parte dei Consigli degli Ordini al rispettivo esponente di poteri reali nell'ambito dei lavori assembleari nel senso che quanto espresso e votato dal delegato deve necessariamente impegnare l'Ordine delegante.
Questione sulla quale si arenarono i tentativi del 1992.
E' intervenuta, infine, la mozione numero 6 del 40ø congresso svoltosi a Maratea lo scorso settembre che nel considerare prioritaria l'esigenza di garantire la rappresentatività della categoria nei confronti del potere politico e legislativo chiede un impegno preciso del Consiglio Nazionale nella ridefinizione del ruolo e quindi delle attribuzioni dell'Assemblea dei Presidenti.
Si tratta, dunque, di un momento in cui, molto probabilmente, la complessa congiuntura sociale, economica e politica dell'Italia chiede anche alle categorie professionali ed in particolare agli ingegneri una partecipazione alle trasformazioni in atto: ecco perché risorge l'urgenza che l'Assemblea dia indirizzi unitari e chiari e contestualmente la necessità che Ordini Provinciali, Federazioni e CNI si conformino ad essi sostenendoli all'esterno ciascuno ai propri livelli di competenza territoriale, senza confusioni e senza prevaricazioni.
Ci si dirige allora verso un momento "costituente" nell'ambito del quale gli Ordini, si è certi, affronteranno responsabilmente i compiti affidati loro dall'ordinamento superando le difficoltà che hanno fatto arenare i precedenti tentativi.
Per portare avanti con successo questa importante svolta, gli Ordini e le Federazioni vorranno quindi approfondire nei rispettivi Consigli le questioni che precedono assumendo gli impegni conseguenti.
Vanno infatti mossi passi meditati partendo da basi solide come devono ritenersi le manifestazioni esplicite della volontà dei Consigli degli Ordini e delle Federazioni sui poteri dell'Assemblea dei Presidenti nei confronti di tutti i livelli organizzativi della categoria.
Con questa premessa si giungerà sicuramente alla meta individuata dalle iniziative assunte negli anni precedenti ed ora ben precisate dalla mozione congressuale e nel tempo prefissato (cioè fino al prossimo congresso di Udine) raccogliendo il consenso generale necessario al suo successo.
Sempre a tal fine le prossime Assemblee dei Presidenti, quelle che saranno dedicate all'argomento naturalmente, avranno carattere più formale e saranno perciò presiedute dall'Ufficio di Presidenza del Congresso formato dai Presidenti degli Ordini di Potenza, Parma, Udine e del CNI e sarà attivato un servizio di registrazione e di verbalizzazione.
Per cominciare una ordinata discussione sull'argomento in oggetto, lasciando agli Ordini ed alle Federazioni il tempo necessario per gli approfondimenti richiesti, viene convocata l'ASSEMBLEA DEI PRESIDENTI per il giorno 20 GENNAIO 1996 dalle ore 10,00 alle 13,00 con prosieguo dalle ore 15,30 alle ore 18,30 presso il Palace Hotel Ambasciatori (Via Vittorio Veneto, 62 Tel. 06 / 47493 Fax 06 / 4743601).
|