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Rif. DV07775
Documento 28/10/2002 INTERVENTO
Fonte ON. STEFANO ZAPPALA'
Tipo Documento INTERVENTO
Numero
Data 28/10/2002
Riferimento
Note
Allegati
Titolo INTERVENTO DEL 24 OTTOBRE 2002
Testo Cari colleghi professionisti, cari colleghi Parlamentari,
in più circostanze, da tre anni a questa parte, ho evidenziato che il mondo delle professioni sta attraversando una congiuntura che, se ben guidata, è certamente favorevole. Ciò dopo decenni che hanno visto i professionisti adoperarsi, spesso invano, per ottenere una serie di riforme utili e necessari considerata l'importanza del loro ruolo nella società.
Le professioni nel passato non hanno goduto della giusta attenzione da parte del mondo politico, che spesso anzi si è mosso per settori e quindi per interessi di parte.
Dal mio punto di vista i professionisti rappresentano una larga parte della classe dirigente, essendo portatori di cultura, di idee, di fantasia, di responsabilità.
Il patrimonio sociale, di qualunque tipo, di cui è ricca l'umanità e che ha portato l'uomo dalle caverne allo stato attuale è il frutto dell'uso del cervello fatto da chi lo ha saputo utilizzare più degli altri. E costoro sono i professionisti visti in quanto tali oppure inseriti nell'arte, nell'imprenditoria, nella direzione d'azienda, nella politica, comunque in ogni ramo della società.
La libertà di espressione, la libertà di pensiero vanno protette e garantite.
Per decenni il sistema di formazione, di abilitazione, di autorizzazione, di gestione delle professioni è stato poco curato. Per decenni si è lasciato alle lotte dirette tra classi professionali la ricerca di soluzioni che invece devono trovare nella legislazione la soluzione giusta ed equa. E la conseguenza è stata il confronto tra architetti ed ingegneri, tra ingegneri e geometri, tra ingegneri e periti, tra ragionieri e commercialisti, tra medici e dentisti, e così via.
Oggi si è aggiunta l'Europa con le sue regole, i suoi principi, le sue esigenze.
Se nei passati anni i Governi avessero posto maggiore attenzione alle professioni oggi il cammino sarebbe stato più agevole. Tuttavia, nel dovere di guardare avanti e sempre in senso positivo, è un bene che in Europa si stia affrontando la riforma del reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali nello stesso momento che vede l'Italia ragionare di riforma universitaria e degli Ordini.
Cose tra loro distinte e separate sul piano formale ma interconnesse sul piano sostanziale. Guai se si camminasse senza sintonia, non solo perché si tratta di facce diverse della stessa medaglia ma anche perché si correrebbe il rischio di aggravare una situazione già sufficientemente difficile.
In Europa sono vigenti alcuni principi sani e corretti: libertà di circolazione, libertà di stabilimento, diritto al lavoro, libero mercato, concorrenza. Ma anche rispetto delle culture, del diritto nazionale di organizzare la formazione, i diplomi, le associazioni.
E' prassi considerare il professionista come un imprenditore, soggetto alla concorrenza, alla pubblicità, alle società di capitale, al subappalto. Insomma un prestatore di servizi come tanti altri.
Talora per scarsa attenzione dei governi nazionali sono stati trasferiti nella legislazione interna questi concetti con le ovvie conseguenze.
L'evoluzione della società, il consolidamento della specializzazione ha ulteriormente aggiunto nuove discipline, nuova durata dei corsi formativi, nuova ricerca di spazi da parte delle università, nuove occupazioni.
Il tutto va contemperato e disciplinato con un preciso obiettivo: la sicurezza, la libertà, la salute, l'interesse delle società formata da cittadini che devono trovare nei professionisti precisi riferimenti e garanzia.
Il principio di sussidiarietà che vede legislazioni concorrenti ai vari livelli istituzionali comporta l'esigenza di idee chiare ed obiettivi precisi.
Un lavoro lungo ormai tre anni e che riguarda gli appalti, ancora in itinere, ha visto mio tramite, le professioni tecniche oggetto di attenzione politica nel Parlamento Europeo ma di scarsa considerazione nel Consiglio, aggravata dalla poca sensibilità da parte di aree partitiche anche nostrane che dopo avere disatteso aspettative nazionali hanno votato contro alcuni principi fondamentali lo scorso 17 gennaio.
Il Parlamento Europeo, tuttavia, in prima lettura per le professioni tecniche, e quindi per estensione per tutte le professioni, ha introdotto il concetto di "servizi intellettuali", del divieto di subappalto di tali servizi, dei minimi tariffari, del diritto al pagamento dei concorsi di idee. Oltre all'ipotesi della separazione del progetto in due fasi: quello compositivo e quello esecutivo, unico abbinabile all'esecuzione. L'iter è ancora incerto a causa delle diverse sensibilità tra nazioni e della burocrazia.
Oggi si sta affrontando un altro passaggio importante: il reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali. Passaggio che la Commissione Esecutiva, a seguito di incarico istituzionale, ha proposto con una ipotesi di direttiva già sotto esame dallo scorso mese di aprile.
Tutti i professionisti italiani ed europei hanno discusso e lavorato giungendo a risultati presentati a Pomezia lo scorso settembre ed a Bruxelles il primo ottobre.
Ringrazio per la capacità ed unità dimostrata (palese peraltro con la costituzione del Cup, dei Cup per macro aree e regionali, per l'elezione unitaria del Presidente Nazionale, cose tutte che dimostrano nuove e forti sensibilità di categoria che spero non si perdano mai più), per i suggerimenti proposti, per l'elevato livello di responsabilità di cui sono stati portatori le rappresentanze nazionali ed europee dei professionisti.
Ma sono rammaricato dal fatto che la proposta della Commissione Esecutiva sia di sapore strettamente burocratico ed i risultati delle premature riunioni del gruppo di lavoro tra la medesima Commissione ed il Consiglio siano sulla stessa linea. Con l'aggravante che, secondo un'abitudine perversa, tale gruppo di lavoro procede giocando su più staffe, seguendo i lavori dei professionisti ed ipotizzando altrove decisioni che non corrispondono alle loro esigenze, peraltro senza neanche avvertire.
Il Parlamento Europeo ha deciso di dare una svolta concreta, non accettando un metodo che corre il rischio di vanificare il risultato, di lasciare alla burocrazia decisioni che non le appartengono. Responsabilità verso i cittadini utenti e verso una classe professionale essenziale per la società non possono vedere il mondo politico succube ma attore principale, perché questo è il ruolo che gli compete e questo deve essere.

I Parlamento Europeo procederà nelle prossime settimane sulla base delle indicazioni che gli sono venute dal mondo professionale, sulla base delle proprie convinzioni in funzione del ruolo e della forte importanza che hanno le professioni, sulla base della consapevolezza che i consumatori affidano ai professionisti la loro sicurezza, libertà e salute, sulla base della certezza che è tutto un mondo dove non deve fare confusione tra libera prestazione dei servizi, libertà di stabilimento, preparazione diversa, ruoli e funzioni non omologabili, tirocini non ben controllabili.
Abbiamo già presentato per la convenzione una proposta di definizione di professionista. Onde una volta per tutte dare alle professioni ruolo e valenza all'interno della costituzione europea.
Stiamo preparando una quasi totale modifica della proposta della direttiva, per avere una legislazione semplice e snella, di principi e certezze di facile applicazione, per liberare i professionisti dai lacci burocratici, anche sulla scia delle posizioni recenti della corte di giustizia. Prevederemo il mantenimento e l'incremento di direttive di settore per le professioni che necessitano di ulteriori specifiche disposizioni. Prevederemo l'ampliamento dei livelli di qualificazione. Definiremo le competenze in funzione delle abilitazioni nazionali. Chiariremo i limiti temporali della prestazione del servizio. Definiremo che è abilitato ai controlli. Potenzieremo le attribuzioni degli Ordini, Collegi, Associazioni; Sindacati ed Enti previdenziali, in quanto già consolidati nelle rispettive competenze.
Rispetteremo infine il principio di sussidiarietà, nella considerazione che ciascuno Stato ha il diritto ed il dovere della propria autonomia, ma anche il dovere, in un'ottica europea in continua espansione, di garantire ai singoli cittadini diritti e doveri certi ed uguali.
Spero in un raccordo, necessario ed opportuno, con il Governo così come peraltro già concordato, per evitare incertezze e confusioni.
Materdì a Strasburgo ci siamo dati una linea precisa, frutto di mesi di riflessione. Fra poche settimane discuteremo un'ipotesi di testo a cui sto lavorando. Testo che riverificherò con tutte le professioni e col Governo prima di portarlo al voto in Aula per la prima lettura all'inizio del nuovo anno.


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